La mostra El Greco nel Labirinto dedicata al grande pittore Doménikos Theotokópoulos, universalmente noto per l’appellativo legato alla sua origine (Creta, 1541 – Toledo, 1614) abiterà gli spazi del Piano Nobile di Palazzo Reale, dall’11 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024.
La metafora del “labirinto” è riconducibile alla vita di El Greco, per la struttura dei percorsi che portano l’artista a continui cambi di direzione. Nato a Heraklion, la capitale dell’isola di Creta nel 1541, allora chiamata Candia, sotto la dominazione della Serenissima Repubblica, dopo una parentesi artistica tra i madonnari e i pittori d’icone del suo paese, a ventisei anni, nel 1567 Domínikos Teotokópoulos si trasferisce a Venezia. Qui conosce i più celebri pittori del suo tempo, tra cui Tiziano, Iacopo Bassano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo…
Ovvio che il suo modo di dipingere ne sia stato influenzato e decidendo di andare a cercare maggiori opportunità nella Città Eterna rimane affascinato dall’opera di Michelangelo – un altro gomito nel labirinto – il suo accento cretese gli fa guadagnare, forse un po’ dispregiativamente l’appellativo di “Greco” ma poca considerazione da parte di nobili, cardinali e protettori di artisti, che non si lasciano impressionare dal suo fervore creativo.
Lasciata anche Roma, nel 1577 – ben prima quindi di incontrare Caravaggio, che non raggiunse la città eterna prima del 1592 – il “Greco” si sposta nella Spagna immersa nel suo “Secolo d’Oro”, prima a Madrid, dove punta ad essere accolto come pittore di corte. Quando Filippo II dimostra di non gradire due dipinti che gli aveva affidato e rifiuta di includerlo tra gli artisti impegnati nel completamento dell’Escorial, si sistema a Toledo, dove finalmente la fortuna gli arride e dove porta a termine le opere più straordinarie, quelle cascate di corpi che riempiono tele prevalentemente verticali, consolidando e rendendo celebre universalmente ed eternamente – spagnolizzandolo – quel soprannome appioppatogli a Roma: “El Greco”.
La mostra che Milano gli ha riservato, descrive la sua parabola di vita legandola a 41 opere, alcune delle quali sono poste accanto a 13 dipinti di pittori italiani suoi contemporanei di cui si pensa possa ravvisarsi l’influenza nello stile.
Il percorso di ripartisce nei cinque “segmenti” che lo hanno portato a Toledo.
La prima sezione, intitolata Il bivio, affronta gli esordi del pittore nel circolo della produzione cretese di icone e il suo successivo apprendistato a Venezia e poi a Roma. Una tappa decisiva in cui diventa definitivamente pittore alla latina abbandonando la “maniera greca” propria dei madonnari.



La seconda, Dialoghi con l’Italia, espone una serie di opere realizzate da El Greco sotto il diretto influsso dei pittori italiani da lui ammirati per l’uso del colore e della luce, come avvenne per Tiziano e i Bassano, o per la maestria della figura nel caso di Michelangelo. Qui le opere di El Greco e quelle dei suoi “maestri” dialogano in una cornice unica.














Nella terza, Dipingendo la santità, la mostra approfondisce la prima fase del lavoro di El Greco a Toledo come pittore di scene religiose e dipinti devozionali. Una volta in Spagna, l’artista si confronta con la legge del mercato dell’arte vigente all’epoca nella città di Toledo e con il contesto della Controriforma. In queste circostanze realizza un’enorme mole di lavoro come pittore di scene religiose e dipinti devozionali, attraverso i quali dà corpo a un’empatia fino ad allora sconosciuta, adatta a una clientela eterogenea, unendo grandi commissioni ad altre di natura anonima.





La quarta sezione, L’icona, di nuovo, illustra come l’artista torni, nell’ultima fase della propria esistenza, a richiamarsi al sistema compositivo delle icone della sua natia Creta, sviluppando una produzione caratterizzata da un approccio diretto, frontale, senza nulla che distolga la devozione. Si tratta di lavori di profonda introspezione, in cui si indaga a fondo la potenzialità espressiva dei gesti.




Conclude la labirintica mostra una sezione in cui si rende omaggio all’unica opera mitologica realizzata da El Greco, Laocoonte, capolavoro tardivo e geniale, metafora della catastrofe provocata dai confliti armati e pieno di messaggi che ancora oggi rimangono non completamente interpretati.



Tra le opere più ammirate sono visibili San Martino e il mendicante e il Laocoonte prestati dalla National Gallery di Washington, il Ritratto di Jeronimo De Cevallos del Museo del Prado, le due Annunciazioni del Museo Thyssen-Bornemisza, il San Giovanni e San Francesco delle Gallerie degli Uffizi, il Martirio di San Sebastiano della Cattedrale di Palencia, l’Espulsione dei mercanti dal tempio della Chiesa di San Ginés di Madrid e l’Incoronazione della Vergine di Illescas.
Vittorio Sgarbi ha definito in Caravaggio «una modernità che ha rapporto con il reale», mentre «in El Greco c’è già Francis Bacon e nessuno riesce a impedirgli di scavalcare i secoli, di correre più avanti […] nella capacità grandiosa di contenere da Giotto a Balthus […] e questo percorso dello stesso “tempo”, che è un tempo della mente, non è il tempo della Storia. E chi ha vinto la storia, l’ha sopraffatta e la fatta diventare diventare un tempo parallelo, in cui non c’è niente che è lontano e niente che è vicino è stato El Greco […] un pittore “veneziano” che la Spagna ha accolto e reso grande».






Promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, la mostra El Greco nel Labirinto è curata da Juan Antonio García Castro, Palma Martínez – Burgos García e Thomas Clement Salomon, con il coordinamento scientifico di Mila Ortiz.
El Greco – Un pittore nel Labirinto
11 ottobre 2023_11 febbraio 2024
Palazzo Reale | Milano
Per maggiori informazioni Palazzo Reale