Fino al 19 novembre 2023 è visibile la mostra Sebastião Salgado. Amazônia, alla Fabbrica del Vapore di Milano (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci)
Amazzonia. Una superficie di sei milioni di chilometri quadrati suddivisi in nove Paesi; la maggioranza della foresta (circa il 60%) in Brasile; un altro 13% in Perù, il 10% in Colombia e parti più piccole in Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese.
Serbastião Salgado, il grande fotografo brasiliano è uso a dedicarsi a grandi temi, per i suoi monumentali libri fotografici e per le mostre delle sue fotografie che raggiungono cifre impareggiabili di pubblico. Sia i libri, che le mostre, sono progettati nella grafica e nell’allestimento da Lélia Wanick Salgado.
Lélia e Sebastião sono persone piuttosto fuori dal comune. Con una solida formazione alle spalle – economista lui, architetto lei – si sono dedicati a progetti per la rappresentazione fotografica di temi di forte impatto sociale e ambientale: come la vita nelle aree agricole dell’America del Sud (The Other Americas) le migrazioni (Migrations) il lavoro e il suo sfruttamento (La mano dell’uomo, Gold, The scent of a dream), le origini dell’umanità rinvenibili nelle popolazioni autoctone di aree del pianeta ancora incontaminate (Genesis); l’impatto della guerra sull’ambiente (Kuwait. Un deserto in fiamme)…
Amazônas Images
Dopo quindici anni all’agenzia Magnum, con Lélia Wanick Salgado, sua moglie, nel 1994 Sebastião ha fondato l’agenzia Amazônas Images, dedicata in esclusiva alla produzione, alla promozione e alla valorizzazione delle immagini del fotografo.














Istituto Terra
Nel 1998, la coppia ha trasformato un’area di 68 km2 di terra (un’estensione pari al Parco del Ticino) in una riserva naturale e creato l’Istituto Terra, dedicato alla riforestazione, alla conservazione, alla ricerca e all’educazione ambientale.
Coerentemente con queste premesse, arriva a Milano Sebastião Salgado Amazônia, il risultato di un progetto di oltre dieci anni per la documentazione della foresta pluviale, delle sue manifestazioni meteoclimatiche, la sua orografia e l’idrologia fluviale, dedicato anche alla rappresentazione di alcune delle tribù che la abitano.
Sebastião Salgado Amazônia
Le duecento immagini che compongono la mostra Sebastião Salgado Amazônia, si dividono in due grandi gruppi: circa un centinaio di immagini della foresta, di grande formato, fluttuano ad altezza occhi riempiendo di sé il grande ambiente della “cattedrale”, l’edificio più ampio ed alto della, “Fabbrica del Vapore”.
Alcune isole tondeggianti emergono poi in questa oscurità (che poi oscurità è solo in apparenza). Rappresentano le case indigene chiamate “ocas” e sono dedicate a un centinaio di fotografie che ritraggono le popolazioni coinvolte.
A parte la bellezza delle immagini, quello che colpisce è la difficoltà della realizzazione che ha occupato sei anni dalla concezione di Sebastiâo Salgado Amazônia, ma alcuni anni in più prima di essere pensata.
Ogni spedizione ha richiesto l’espletamento di rigide procedure burocratiche, risorse umane, competenze, attrezzature, scorte di cibo e mezzi di trasporto per condurre il tutto, per via fluviale, a centinaia di chilometri di distanza, a volte per lunghe settimane di assenza dalla vita civile.
La dotazione del fotografo comprendeva un completo studio fotografico di sei metri per nove, “arrotolabile” velocemente, in caso di pioggia. Piccoli pannelli solari caricavano durante il giorno un accumulatore che, a sua volta, ricaricava durante la notte le batterie delle macchine fotografiche e delle apparecchiature.
Buone relazioni con l’Esercito che pattuglia l’Amazzonia e con l’Aviazione brasiliana, ha permesso di effettuare riprese aeree inedite, che hanno reso possibile di assistere a tutte le manifestazioni della foresta. Una sezione consistente di Sebastião Salgado Amazônia documenta il percorso dell’acqua, non solo per via fluviale, ma per via aerea ed ha permesso di determinare come parte dell’umidità che emana dalle piante dell’Amazzonia alimenti anche le precipitazioni che interessano l’Europa.
Si immagina che la foresta amazzonica interessi un’area principalmente piatta. Le immagini di Salgado ci rivelano, tra le altre cose, montagne scoscese, ricoperte di una vegetazione lussureggiante e circondate da nuvole di umidità, fornendo degli spettacoli impareggiabili.
Jean-Michel Jarre ha prodotto la traccia sonora che accompagna la visione delle immagini della mostra Sebastião Salgado Amazônia. Due proiezioni scorrono in sale apposite, una che offre una sequenza di immagini naturalistiche, accompagnata dal poema sinfonico Erosão, del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos; l’altra che propone ritratti di donne e uomini della foresta, con la musica composta per l’occasione dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.


Grazie alla partnership tra Lélia e Sebastião Salgado con la Fondazione Visio, un’istituzione che promuove l’inclusione dei non vedenti nelle attività culturali, presso la Fabbrica del Vapore per la prima volta si trova a disposizione dei visitatori un libro che offre l’accesso a ipo e non vedenti alle fotografie della foresta amazzonica e delle sue comunità indigene grazie ad immagini tattili
Foto bellissime che si propongono di ricordarci che, come genere umano, siamo i custodi di un ambiente che siamo chiamati a proteggere nella sua integrità e – alla luce dei recenti più catastrofici eventi climatici – per la nostra stessa sopravvivenza.





Promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, da Fabbrica del Vapore e Contrasto con Civita Mostre e Musei e General Service Security, la Sebastião Salgado Amazônia è curata da Lélia Wanick Salgado. Zurich è global partner dell’intero tour internazionale della mostra.
Urban Vision è il media partner per la tappa milanese, ATM lo sponsor tecnico. La mostra è realizzata in collaborazione con La Rinascente e Neutralia.
Per maggiori informazioni: Fabbrica del Vapore