Dal 22 aprile Palazzo Reale a Milano accoglie, per la prima volta in Europa, un’ampia monografica di una figura di spicco, benché poco conosciuta in Europa, della scena artistica internazionale: Leandro Erlich (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci).
Non è il caso di farsi ingannare dall’aria sbarazzina di Leandro Erlich (Argentina 1973; vive e lavora tra l’Europa, Buenos Aires – dove è nato – e Montevideo) che si presenta fisicamente come un buontempone da cui ci si possa attendere qualsiasi tipo di burla. Un artista che gioca principalmente sulle illusioni e che mette l’osservatore nella posizione di vedere delle realtà “alternative” o, al contrario, delle situazioni fittizie che ricreano alla perfezione la realtà.
Dietro i suoi lavori c’è una buona dose di ricerca psicologica e comunicazionale. Psicologia della forma (o psicologia della Gestalt) e una solida base filosofica.
Per Leandro Erlich la presenza del pubblico è fondamentale essenza del lavoro. I suoi sgambetti percettivi non si realizzerebbero se non ci fosse qualcuno che vi inciampasse. Le soluzioni ai suoi enigmi visivi si verificano solo quando qualcuno interagisce con essi. Nessun pericolo che questo non avvenga. Le mostre – fino ad ora, principalmente nelle Americhe e in Asia – vedono numeri impressionanti di visitatori e, dato che la miglior pubblicità è il passaparola, è dimostrato che dal pubblico queste sue incongruenze visive, queste provocazioni sensoriali vengano molto apprezzate.
«Vedere – scrive Gaetano Kanitza – significa avere di fronte a sé, “incontrare” un mondo segmentato in oggetti discreti, di varia grandezza, forma e colore, fermi o in movimento in uno spazio tridimensionale.»
“Incontrando” una situazione orchestrata da Leandro Erlich, il visitatore si presta a farsi sorprendere, privilegiando la componente illusoria alla spiegazione del “trucco”. Ma poi riflette sul concetto di illusione che lo porta a vedere forse, di qui in avanti, la realtà con un pizzico in più di scetticismo, di consapevolezza. In fondo, non è questo il prodotto o, almeno, il fine dell’esperienza?




















Le opere spesso propongono scenografie architettoniche che s’ispirano in parte a pagine letterarie o a scene di pellicole cinematografiche; ricreano un’atmosfera, raccontano e fanno rivivere frammenti di vita reale. Narrazioni. Magicamente, col tempo, le scene rimangono le stesse, ma l’interpretazione dell’opera può cambiare. Questo può avvenire a causa dell’evoluzione della tecnologia; come Batiment (2004) – l’opera oggi replicata a Milano con il titolo di Palazzo – forse il lavoro più incredibile e complesso di Leandro Erlich, installato per la prima volta a Parigi quando – è lui stesso a sottolinearlo – «non c’era ancora Instagram, ma nemmeno gli smart phone»; o come Classroom (2017), installata qualche anno prima della pandemia che ha portato a un lock-down globale. Nel giro di pochi anni, quest’opera ha guadagnato un significato imprevedibile perfino all’autore e ora vive di vita propria, attivata dai gruppi di giovani alunni ed ex alunni che intervengono per popolarla e darle vita.
Leandro Erlich spiega che, nella concezione di un’opera, non guarda a quello che ha già fatto, né a quello che potrebbe fare in futuro. L’artista segue un’intuizione, alla ricerca di un elemento che reputa interessante per sviluppare qualcosa di soggettivo e di inedito a cui lo spettatore possa partecipare con la sua interpretazione. Secondo Eraclito, citato da Erlich, «Nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perché né le acque del fiume né l’uomo saranno più gli stessi …»
L’opera di Leandro Erlich si basa fondamentalmente su tre elementi: lo spazio, la luce, lo specchio. Su questi tre elementi costruisce le illusioni, la sua magia.
Durante la conferenza stampa di presentazione, il direttore di Palazzo Reale, Domenico Piraina, si sofferma sull’estrema difficoltà di allestire una mostra come questa, la prima in Europa e, in queste proporzioni, forse nel mondo. Un intero mese di lavoro e la continua necessità di trovare soluzioni realizzative alle visioni destabilizzanti di Leandro Erlich, che il direttore propone in una prospettiva storica in varie tappe: Giotto; l’invenzione della prospettiva; l’oscurità e la luce (Caravaggio); Leonardo; saltando poi a De Chirico, ai Surrealisti, a Pistoletto (artista attualmente in mostra nella sala delle Cariatidi del Palazzo)
Questa interpretazione descrive quindi la figura di Leandro Erlich come un innovatore che sfrutta la tecnologia e la scienza del suo tempo (così come gli Impressionisti hanno sfruttato l’invenzione del tubetto di colore per dipingere en plein air) per creare qualcosa che non si è mai visto prima e che potrebbe diventare a sua volta una pietra miliare sull’inarrestabile cammino della Storia dell’Arte.







La mostra Leandro Erlich. Oltre la soglia, promossa da Comune di Milano-Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con lo Studio Erlich, con la curatela di Francesco Stocchi. Galleria Continua, che rappresenta l’artista, ha contribuito alla realizzazione del catalogo della mostra Leandro Erlich. Oltre la soglia edito da Toluca Éditions.
Leandro Erlich. Oltre la soglia
A cura di Francesco Stocchi
Palazzo Reale, Milano
dal 22 aprile al 4 ottobre 2023
Per maggiori informazioni: Palazzo Reale Milano