Saline di Volterra

Sale puro al 99,9%. È quello che si estrae dai meandri del sottosuolo di Saline di Volterra fin dal tempo in cui gli etruschi occupavano quest’area, intorno al VII secolo a.C. (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci).

Edificio principale delle Saline di Volterra

Il cloruro di sodio (formula chimica NaCl) ovvero, il sale comunemente usato come esaltatore di sapidità in cucina, si trova in natura nelle acque marine, da cui viene estratto per evaporazione, o come minerale, nella cui forma viene cavato dal terreno e separato dalle impurità associate alla sua origine.

La storia della presenza del sale nel sottosuolo di Volterra si può far risalire a un tempo geologico in cui una vasta e profonda laguna di acqua marina, sia restata intrappolata nell’entroterra tirrenico e, successivamente, a causa di qualche fenomeno tellurico, sia sprofondata e si sia poi trovata ricoperta da uno strato compatto di terreno argilloso impermeabile.

Sicché, inizialmente, in Val di Cecina, il sale sgorgava spontaneamente dal terreno dalle fonti di acqua salmastra, fenomeno sfruttato regolarmente, etruschi compresi, dai vari governanti che si sono succeduti fino al 1860. Con l’Unità d’Italia, le Saline sono passate allo Stato e, dal secondo dopoguerra, gestite dal Monopolio Tabacchi che, a partire dal 1969, sul sito dello stabilimento di raffinazione del sale, confezionava anche le sigarette MS.

Dal 2014, le Saline di Volterra sono state acquisite da una ditta bergamasca di impianti per il trattamento delle acque: la Locatelli di Bolgare, nell’area metropolitana di Bergamo.

Oggi, il deflusso viene stimolato iniettando nel terreno acqua ad alta pressione in corrispondenza degli accumuli sotterranei del prezioso composto, con un procedimento simile al fracking, ma più pulito e meno invasivo. La salamoia che esce dai pozzi, viene quindi essiccata, cedendo un precipitato di cloruro di sodio a livelli di purezza ineguagliabili da parte delle altre tecniche di raffinazione.

Di particolare interesse è il padiglione progettato da Pier Luigi Nervi per l’immagazzinamento del sale, l’ingegnere incaricato del progetto dell’edificio nel 1936, poi diventato celebre come strutturalista di opere in cemento armato.

L’esterno ricorda la forma di una cattedrale romanica con il tetto a sei spioventi di larghezza variabile, composto da due corpi di fabbrica: il magazzino (o silos) per la sofisticazione dei Sali e la torre degli impianti.

Questo involucro è “posato” su una struttura ad aula unica in cemento armato, di metri 22,10 di ampiezza, per metri 62,21 di lunghezza: il silos. Quest’ultimo consta di 13 campate, scandite da 12 piloni in cemento armato su cui poggia una volta parabolica.

All’apice della volta una serie di aperture rettangolari permettono la discesa del sale proveniente dalla torre adiacente, dando luogo a una caratteristica cascata. Questo fenomeno rappresenta l’attrazione principale per i curiosi che si avvicinano alla struttura delle Saline di Volterra nell’ambito delle visite guidate organizzate dal personale.

Ogni visita alle Saline di Volterra termina con un doveroso passaggio dallo spaccio aziendale che espone una rassegna dei prodotti Locatelli: in primo luogo, sale purissimo, normale e iodato; pastiglie di sale in sostituzione del sale grosso che, a causa del particolare processo di produzione, in questa forma è assente dall’inventario; ma anche sale variamente aromatizzato, biscotti, birra al sale e perfino gin.

Per maggiori informazioni: Consorzio Turistico Volterra Valdicecina

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