Miniere di Rame a Montecatini Val di Cecina

Posto a circa un chilometro dal borgo medievale di Montecatini Val di Cecina, il museo delle Miniere offre ai visitatori l’esperienza unica di addentrarsi nelle viscere del sottosuolo (di Renato Corpaci).

La porta, oltre la quale si accede ai locali e alle gallerie della miniera di Rame di Montecatini Val di Cecina

Posizionato a sud del corso del fiume Cecina, prima dell’XI secolo, sotto l’autorità ecclesiale del Vescovo di Volterra, il borgo di Montecatini Val di Cecina era chiamato Monte Leone e, in epoca romana, “Castrum Montis Leonis”. Il suo sviluppo maggiore si ebbe ad opera della famiglia Belforti, intorno al 960 d.C..

A testimonianza di questo periodo, rimane la torre denominata “dei Belforti”, oggi di proprietà della famiglia Bollea e adibita a residenza turistica di charme.

La torre è alta quasi 30 metri è dotata di possenti mura perimetrali realizzate con conci di pietra di Montecatini, con inserti orizzontali di calcare alberese, quasi a ricordare certe strutture in stile romanico pisano. L’apice della torre è privo di merlature, ed è una fantastica terrazza da cui si può ammirare il paesaggio toscano a 360 gradi.

Palazzo Belforti, con la cisterna cilindrica che raggiunge il secondo piano

Arrivando in Piazza Repubblica e percorrendo via XX Settembre, si supera una porta nelle mura del castello e si giunge in piazza Belforti, con il Palazzo omonimo, dotato di una cilindrica cisterna per l’acqua piovana, che permetteva di attingere acqua anche dal secondo piano dell’edificio.

Passando oltre la porta e proseguendo lungo le mura trecentesche, si giunge a un belvedere che sovrasta il vecchio camposanto, posizionato in questo posto un po’ appartato in seguito all’editto napoleonico che vietava di seppellire i morti all’interno dei centri abitati.

Proseguendo lungo la cinta muraria di Montecatini Val di Cecina, per rientrare all’interno di essa un po’ più a nord, superato il sito della Torre dei Belforti, si accede alla piazza Garibaldi, con la cisterna quadrata e il Palazzo Pretorio.

La chiesa di San Biagio

Su un lato della stessa piazza, costruita alla metà del XIV secolo, la chiesa di San Biagio porge il fianco ai palazzi. Infatti, la costruzione della canonica, nel XVI secolo, ha privato la chiesa di una facciata vera e propria. Sul lato si aprono due finestre e il portale del XVI secolo. L’edificio prende luce anche da un secondo ordine di finestre posto sull’elevazione corrispondente alla navata principale.

La Miniera

L’attività di estrazione del rame, praticata a Montecatini Val di Cecina fin dall’epoca etrusca, ha rappresentato per secoli la principale risorsa economica del terri­torio.

In epoca moderna, dopo alterne vicende che videro l’avvicendarsi di diversi proprietari, per lo più stranieri, Il 26 marzo 1888 fu costituita a Firenze la “Società Anonima delle Miniere di Montecatini”, in seguito Montecatini spa, che diventò la più grande miniera di rame d’Europa.

Il lavoro in miniera imponeva turni estenuanti ed esponeva gli uomini a rischi per la propria salute e per la propria vita, ma consentiva a una manodopera composta da agricoltori che, fino ad allora, faticavano a portare il cibo in tavola, di offrire alle famiglie una vita dignitosa e di permettere ai figli di dotarsi di un’istruzione, in prospettiva di un futuro migliore.

Nei circa dieci anni in cui rimase operativa, la miniera impiegava oltre 200 lavoratori, tra adulti che erano impiegati nel sottosuolo, e ragazzi di età non inferiore a 12 anni ai quali erano riservate le lavorazioni all’esterno. Agli albori del ‘900, la concorrenza delle miniere cilene costrinse la proprietà a una progressiva riduzione e, infine, alla cessazione completa dell’attività estrattiva.

Durante la II Guerra mondiale, gli edifici della miniera di Montecatini Val di Cecina rimasero coinvolti nei combattimenti tra reparti di nazisti in fuga e alleati angloamericani che li incalzavano, durante i quali gran parte della struttura fu esposta a un fuoco incrociato di artiglieria. I danni sono evidenti. Tra questi, un autorevole reduce è il Pozzo Alfredo, l’edificio che proteggeva il pozzo di estrazione del minerale, ancora dotato degli originali montacarichi.

Oggi, il sito è sede del Museo delle Miniere, che organizza visite nel sottosuolo, portando i visitatori a una profondità di un centinaio di metri, attraverso cunicoli e gallerie, una piccola parte dei 35 chilometri che portava i minatori a una profondità di 350 metri, ma abbastanza per permettere di avere un assaggio delle condizioni di vita degli addetti.

In quello che resta degli edifici esterni, nella stagione estiva, vengono organizzati eventi culturali e cene a lume di candela, seguite da visite guidate alla miniera.

Per maggiori informazioni: Consorzio Turistico Volterra Valdicecina

Condividi su:
Pin Share