Max Ernst. Una retrospettiva

Palazzo Reale dedica a Max Ernst una retrospettiva monster che si propone di illustrare tutta la parabola artistica del pittore (di Renato Corpaci).

Max Ernst, Oedipus Rex, 1922

La fotografia ha documentato abbastanza assiduamente la vita, le relazioni sentimentali e le frequentazioni di Max Ernst, e ne ha messo in evidenza la natura brillante. La sua vita, i suoi amori si sono svolti in maniera coerente con il suo temperamento anticonvenzionale e trasgressivo. La fortuna di essere vissuto nel momento artistico storico del surrealismo ha favorito lo sviluppo della sua arte estremamente prolifica e stupefacente.

L’esibizione che Milano gli dedica, a cura di Martina Mazzotta e Jurgen Pech – quest’ultimo, uno dei maggiori conoscitori dell’opera dell’artista – mette in mostra oltre 400 opere (troppe?) per descrivere in retrospettiva lo sviluppo dell’arte di questo tedesco espatriato e cosmopolita che ha spaziato dal Cavaliere Azzurro alla la Metafisica; dal Dadaismo, all’Espressionismo astratto americano, all’Informale.

La sua poliedrica curiosità lo ha portato a interessarsi di filosofia, psicologia e psichiatria, storia dell’arte, fisica, astronomia, anatomia, botanica, antropologia, magia e alchimia.

Per esprimersi Max Ernst ha messo in atto, spesso inventandole, le tecniche più disparate, come il collage senza colla, il frottage, il grattage e il dripping, tecnica quest’ultima portata in seguito alle sue estreme potenzialità da Jackson Pollok.

Max Ernst, “L’angelo del focolare”, 1937, simbolo della mostra

Max Ernst è considerato il più surrealista dei pittori e il più pittore dei surrealisti. Non per niente, l’esposizione è paragonata da Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, alla grande mostra che, sotto la curatela di Arturo Swartz, Milano dedicò a I Surrealisti nel 1989, catalogo edito allora da Gabriele Mazzotta, genitore dell’attuale curatrice di questa. L’esposizione odierna si avvale di prestiti dei più importanti istituti internazionali: Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Londra, il Thyssen-Bornemiza di Madrid, la Fondazione Bayeler di Basilea, il Kunstmuseum di Bonn, il Musèe Cantini di Marsiglia, Nationalgalerie di Berlino, la Collezione Peggy Guggenheim e Ca’ Pesaro di Venezia, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, i Musei Vaticani… In mostra si trovano inoltre molte opere rappresentate raramente o mai viste, grazie anche alla disponibilità di collezionisti privati internazionali.

Il percorso guida il visitatore attraverso la biografia di Ernst frazionandola in 4 grandi periodi – Germania: 1891-1921, Francia, 1922-1940, America, 1941-1952, Il ritorno in Europa, 1953-1976 – a loro volta ripartiti in 9 sale tematiche che descrivono media e tecniche via via utilizzate.

Forse, quello che manca a questa retrospettiva, è l’opera più amata di Max Ernst: La Vestizione della Sposa, di cui, evidentemente, la Collezione Guggenheim di Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia – che pure ha generosamente prestato molte opere importanti – non ha ritenuto di potersi privare.

Al contrario, il visitatore non professionalmente coinvolto, scorrerà alcune pareti velocemente, sopraffatto dall’abbondanza degli stimoli visivi.

Da lamentare decisamente il sistema d’illuminazione che rende i quadri nel loro complesso una materia indistinta da cui faticano a emergere anche i colori più sgargianti e che non valorizza le opere più emotivamente coinvolgenti. La rassegna dedicata a Giorgio De Chirico, due anni fa, nelle stesse sale che oggi ospitano Max Ernst, poteva contare su una illuminazione più adeguata.

Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, la mostra, anima l’Autunno milanese e costituisce un richiamo per tutti i cultori dell’arte del Novecento e, in particolare, del surrealismo e di questo artista.

Le dimensioni della rassegna suggeriscono che si concepisca un sistema tariffario che permetta al visitatore più meticoloso di accedervi almeno una seconda volta a un prezzo ridotto, come ipotizzato da Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale.

Max Ernst
a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech
Milano, Palazzo Reale
04 ottobre-26 febbraio 2023

Per maggiori informazioni: Palazzo Reale

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