Palazzo Reale dedica a Max Ernst una retrospettiva monster che si propone di illustrare tutta la parabola artistica del pittore (di Renato Corpaci).

La fotografia ha documentato abbastanza assiduamente la vita, le relazioni sentimentali e le frequentazioni di Max Ernst, e ne ha messo in evidenza la natura brillante. La sua vita, i suoi amori si sono svolti in maniera coerente con il suo temperamento anticonvenzionale e trasgressivo. La fortuna di essere vissuto nel momento artistico storico del surrealismo ha favorito lo sviluppo della sua arte estremamente prolifica e stupefacente.
L’esibizione che Milano gli dedica, a cura di Martina Mazzotta e Jurgen Pech – quest’ultimo, uno dei maggiori conoscitori dell’opera dell’artista – mette in mostra oltre 400 opere (troppe?) per descrivere in retrospettiva lo sviluppo dell’arte di questo tedesco espatriato e cosmopolita che ha spaziato dal Cavaliere Azzurro alla la Metafisica; dal Dadaismo, all’Espressionismo astratto americano, all’Informale.
La sua poliedrica curiosità lo ha portato a interessarsi di filosofia, psicologia e psichiatria, storia dell’arte, fisica, astronomia, anatomia, botanica, antropologia, magia e alchimia.
Per esprimersi Max Ernst ha messo in atto, spesso inventandole, le tecniche più disparate, come il collage senza colla, il frottage, il grattage e il dripping, tecnica quest’ultima portata in seguito alle sue estreme potenzialità da Jackson Pollok.






















Max Ernst è considerato il più surrealista dei pittori e il più pittore dei surrealisti. Non per niente, l’esposizione è paragonata da Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, alla grande mostra che, sotto la curatela di Arturo Swartz, Milano dedicò a I Surrealisti nel 1989, catalogo edito allora da Gabriele Mazzotta, genitore dell’attuale curatrice di questa. L’esposizione odierna si avvale di prestiti dei più importanti istituti internazionali: Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Londra, il Thyssen-Bornemiza di Madrid, la Fondazione Bayeler di Basilea, il Kunstmuseum di Bonn, il Musèe Cantini di Marsiglia, Nationalgalerie di Berlino, la Collezione Peggy Guggenheim e Ca’ Pesaro di Venezia, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, i Musei Vaticani… In mostra si trovano inoltre molte opere rappresentate raramente o mai viste, grazie anche alla disponibilità di collezionisti privati internazionali.
Il percorso guida il visitatore attraverso la biografia di Ernst frazionandola in 4 grandi periodi – Germania: 1891-1921, Francia, 1922-1940, America, 1941-1952, Il ritorno in Europa, 1953-1976 – a loro volta ripartiti in 9 sale tematiche che descrivono media e tecniche via via utilizzate.
Forse, quello che manca a questa retrospettiva, è l’opera più amata di Max Ernst: La Vestizione della Sposa, di cui, evidentemente, la Collezione Guggenheim di Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia – che pure ha generosamente prestato molte opere importanti – non ha ritenuto di potersi privare.
Al contrario, il visitatore non professionalmente coinvolto, scorrerà alcune pareti velocemente, sopraffatto dall’abbondanza degli stimoli visivi.
Da lamentare decisamente il sistema d’illuminazione che rende i quadri nel loro complesso una materia indistinta da cui faticano a emergere anche i colori più sgargianti e che non valorizza le opere più emotivamente coinvolgenti. La rassegna dedicata a Giorgio De Chirico, due anni fa, nelle stesse sale che oggi ospitano Max Ernst, poteva contare su una illuminazione più adeguata.






Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, la mostra, anima l’Autunno milanese e costituisce un richiamo per tutti i cultori dell’arte del Novecento e, in particolare, del surrealismo e di questo artista.
Le dimensioni della rassegna suggeriscono che si concepisca un sistema tariffario che permetta al visitatore più meticoloso di accedervi almeno una seconda volta a un prezzo ridotto, come ipotizzato da Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale.
Max Ernst
a cura di Martina Mazzotta e Jürgen Pech
Milano, Palazzo Reale
04 ottobre-26 febbraio 2023
Per maggiori informazioni: Palazzo Reale