Reinhold Messner parla del modo odierno di salire le grandi cime e dello “sport” dell’alpinismo in opposizione all’“avventura” che porta l’uomo a confrontarsi con la possibilità della morte. Parla inoltre del grande alpinista Walter Bonatti, che lo ha ispirato in gioventù e che è sempre stato per lui il fratello di cui seguire le orme… (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci)
La serata del 18 giugno 2022, in occasione della proiezione del film Fratelli si diventa. Omaggio a Walter Bonatti, l’uomo del Monte Bianco, di Alessandro Filippini e Fredo Valla, nell’ambito del programma d’incontri “A tu per tu con i grandi dello sport”, Reinhold Messner è stato ospite di Sergio Longoni, fondatore di DF Sport Specialist nel quartier generale di Sirtori.
Messner ha raggiunto la notorietà per essersi cimentato nell’arrampicata libera su pareti particolarmente impervie, aprendo vie fino all’VIII grado (900 m di parete sul Sass dla Crusc – Alta Badia). In seguito alla perdita delle dita dei piedi, si è dedicato alle alte cime ed è stato il primo alpinista ad aver scalato tutte le quattordici vette del pianeta che superano gli 8000 metri.
Quando l’età non gli ha più permesso di dedicarsi all’alta quota, ha rivolto la propria attenzione alle vaste superfici orizzontali del pianeta, affrontando le traversate a piedi dell’Antartide e della Groenlandia senza il supporto di mezzi a motore né cani da slitta, nonché alla traversata del Deserto del Gobi.
Gestisce il Messner Mountain Museum, iniziativa diffusa dedicata a tutti gli aspetti della montagna, distribuita tra Castel Firmiano a Bolzano, Solda, Castel Juval, Monte Rite, Castello di Brunico e Plan de Corones.
Nell’incontro organizzato da DF Sport Specialist, Messner ha approfondito le caratteristiche che definiscono oggi l’arrampicata sportiva «su “plastica”» nelle palestre indoor – ma anche le ascese delle grandi vette himalayane, preparate in anticipo dagli sherpa per ricchi «turisti» in arrivo al campo base «in elicottero». In contrasto, ha illustrato la propria filosofia per quanto concerne l’alpinismo tradizionale, come disciplina “estrema” che mette l’uomo a contatto diretto con se stesso, con la natura ma anche con la propria sopravvivenza e perciò con la possibilità di soccombere.
«Lo sport – afferma Reinhold Messner – è misurabile. L’avventura non è misurabile» perché “in natura” le condizioni non sono mai le stesse. In certe circostanze, perciò, l’avventura è l’arte di sopravvivere quando si è “esposti” agli agenti atmosferici, alla difficoltà della parete, alla lunghezza del percorso ai limiti e all’esauribilità delle proprie forze fisiche.
Reinhold Messner e Walter Bonatti
«L’istinto di sopravvivenza è l’istinto più forte che abbiamo. Per fortuna! Senza questo istinto, non sarebbe possibile andare in montagna perché i morti sarebbero troppi.»
«Bonatti – ha dichiarato Messner – è stato l’ultimo alpinista che ha fatto tutto in solitario». Il film mette in evidenza il grande rispetto che correva tra i due e le affinità tra uomini che, a distanza di quasi una generazione l’uno dall’altro, hanno corso cento volte il pericolo di morire per compiere imprese giudicate allora impossibili.



Il film di Alessandro Filippini e Fredo Valla documenta le conversazioni intercorse tra Reinhold Messner e Walter Bonatti durante gli incontri avvenuti dal 2004 al 2011. Nel film vengono citate alcune delle più importanti imprese di Bonatti – dalle solitarie alla nord del Cervino e al Petit Dru, alla via aperta con Luciano Ghigo al Gran Capucin, da quelle sul Grand Pilier d’Angle al drammatico tentativo al Pilone Centrale del Freney. Non viene tralasciato un accenno alle vicende del K2. Il tutto inframmezzato da riflessioni di tipo filosofico sul significato dell’alpinismo e sull’importanza per l’essere umano di tentare i propri limiti, anche a rischio della vita, per andare oltre se stesso.