L’anima buona di Sezuan

Monica Guerritore debutta dal 4 al 17 novembre 2021 a Milano con lo spettacolo di Brecht L’anima buona di Sezuan, nella versione di Giorgio Strehler del 1981, con le scene ispirate allo scenografia originale di Luciano Damiani.

Omaggio a Strehler

Il teatro di Giorgio Strehler è legato soprattutto al nome di quattro drammaturghi: Cechov, Shakespeare, Goldoni e, naturalmente, Bertold Brecht. Un’associazione a due sensi, in quanto, per i frequentatori dei teatri che hanno vissuto nel secondo Novecento, il nome di ciascuno di questi giganti evoca il nome del regista.

Nel 1974 Strehler fece debuttare Monica Guerritore al Piccolo di Milano nella parte di Anja nel Giardino dei ciliegi di Anton Čechov, di fianco a Valentina Cortese, Giulia Lazzarini, Renzo Ricci, Gianni Santuccio, tra gli altri. L’attrice aveva allora quindici anni.

Nell’ottobre 2019, l’attrice ha reso omaggio al maestro con la messinscena de L’anima buona di Sezuan, di Bertold Brecht, nel doppio ruolo di regista e protagonista dell’opera.

Monica Guerritore
Monica Guerritore, attrice e regista

Venuta poi la pandemia di Covid 19, le regole di distanziamento hanno dettato anche la chiusura di tutti i teatri.

Lo Spettacolo

Oggi, a oltre due anni dal debutto di Spoleto, L’anima buona di Sezuan viene riproposta all’apertura delle sale teatrali a Milano, secondo spettacolo in cartellone al Manzoni.

La produzione si ispira alla versione di Giorgio Strehler del 1981, con le scene dello scenografo originale, Luciano Damiani, le luci di Pietro Sperduti i costumi di Valter Azzini e la cura musicale di Paolo Daniele.

Lo spettacolo si apre con il monologo di un venditore d’acqua (Wang) che attende la venuta degli dei a salvare il mondo. Shen Te è la prostituta dal cuore d’oro, unica persona disponibile a ospitare i tre esseri soprannaturali piovuti dal cielo in cerca di almeno una persona abbastanza buona da accoglierli per una notte.

Come ricompensa, viene lasciata una piccola somma che la donna impiega per l’acquisto di una tabaccheria, subito presa d’assalto dai miserabili del paese che intendono soddisfare le proprie esigenze fondamentali.

Il vincolo di continuare a praticare la bontà, pena la restituzione della somma elargita, impedisce a Shen Te di difendersi dagli approfittatori, che sono, in fondo, solo esseri disperati. La donna escogita così un sotterfugio: Entra in scena il “cugino” Shui Ta che non è che un travestimento, l’alter ego “cattivo” della donna (inpersonato dalla stessa Guerritore).

Shui Ta difende Shen Te tenendo alla larga i questuanti, fino a che la cugina non si innamora di un altro approfittatore: il pilota senza aeroplano Yang Sun. Contro l’amore nulla può neppure il doppio cattivo di Shen Te.

Il messaggio di Brecht

Il messaggio è che, a questo mondo, non c’è spazio per la bontà se si vuole sopravvivere alle richieste del prossimo.

Visivamente lo spettacolo ha un impatto potente e a tratti sembra di trovarsi davanti a un tableau vivant ispirato a un’opera di Jack Vettriano.

La piattaforma girevole, su cui è installata la “baracchetta” della tabaccheria della protagonista, Shen te, permette di osservare la semplicissima scena da prospettive diverse.

Il testo è stato scritto fra il 1938 e il 1940, durante l’esilio dell’autore che, tra il 1933 al 1947 ha toccato Danimarca, Svezia, Finlandia, Unione Sovietica e Stati Uniti.

L’obiettivo di Brecht è quello di mettere lo spettatore di fronte a un confronto dialettico tra tesi opposte, per suscitare una riflessione su alcuni aspetti della realtà che tendono a essere trascurati proprio perché troppo inquietanti. Sono la fame, la miseria, il degrado in cui razzolano “gli invisibili”, i poveri e gli emarginati, per lo più troppo sfortunati anche per servire alla tavola dei più abbienti.

Bertold Brecht
La statua di Bertolt Brecht (1898–1956), opera di Fritz Cremer, fuori dal suo teatro – Berliner Ensemble (qui sopra) – su Schiffbauerdamm a Berlino

Teatro civile, politico e di poesia. I conflitti e le contraddizioni che interessano il drammaturgo sono più di tipo sociale, che personale.

Ci si chiede se il pubblico del Ventunesimo Secolo possa cogliere il messaggio sotteso al testo brechtiano. Chissà…? Il pubblico del Manzoni, accorso in gran numero, applaude a scena aperta e richiama numerose volte sul palco gli attori a fine spettacolo.

Bravissima la Guerritore. Bravissimi Vincenzo Gambino e Nicolò Giacalone. Bravissimi tutti gli altri nel coprire ciascuno più di un ruolo, intorno alla protagonista.

Per maggiori informazioni: Teatro Manzoni

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