Mario Sironi al Museo del Novecento

Curata da Elena Pontiggia e da Anna Maria Montaldo, direttrice del Polo Arte Moderna e Contemporanea di Milano, il Museo del Novecento presenta una grande mostra retrospettiva su Mario Sironi pittore, fra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento. Fu anche scultore, architetto, illustratore, scenografo e grafico (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci)

Mario Sironi, Paesaggio urbano
Mario Sironi, Paesaggio urbano, 1943 ca. – Olio su masonite 40×58 cm

Nato a Sassari nel 1885, da genitori “continentali”, Mario Sironi passa la sua vita, prima a Roma, quindi a Milano, spostandosi talvolta a Parigi. Una vita segnata dalla vicenda storica italiana, di cui la sua arte rispecchia sia l’italica illusione di romana grandezza, sia, nella disfatta, il tragico epilogo.

Legato a Mussolini e al Fascio fin dall’inizio dell’avventura autoritaria, in fondo, il suo essere fascista – mai fanatico e, comunque, non supinamente schierato, anzi, a volte anche dissenziente, come riguardo alle leggi razziali – era più che altro “estetico”, come se trovasse, nella retorica magniloquente, un ambiente consono alla sua arte, fatta di volumi imponenti e di prospettive estreme.

Tra gli iniziatori del movimento artistico del Novecento, la sua pittura “sommaria” tende a sopprimere ogni particolare che non sia strettamente indispensabile, lasciando la tela suddivisa in aree dedicate ai solidi squadrati dei Paesaggi urbani, tra le fughe vertiginose, percorse da cavalieri solitari (Il molo, 1921).

Altrove, un corpo massiccio di donna prosperosa si contorce a confronto con un tronco d’albero ridotto all’essenziale (1931, inspirato alla Niobe degli Horti Sallustiani).

Anche dove l’agricoltore conduce l’aratro, sullo sfondo, i solidi regolari del villaggio sorgono tra le forme irregolari delle montagne che contornano il ramo del lago (Paesaggio, 1925-26 ca.).

Anna Maria Montaldo, direttrice del Polo Arte Moderna e Contemporanea di Milano, curatrice

Il volto del personaggio al centro di Donna con vaso emerge dall’oscurità di un castigato vestito nero. Il vaso si trova nell’angolo inferiore sinistro. Nell’angolo opposto, in alto a destra, «come nei ritratti quattrocenteschi», si apre una finestra su un cielo minaccioso, da cui emergono i solidi di un paesaggio industriale.

La mostra si propone di «raccontare, con uno sguardo nuovo, il percorso artistico e la vicenda umana che ha determinato le scelte, le relazioni e l’andatura della sua ricerca…». Inoltre, «vorrebbe mettere in mostra la diffusa presenza dell’opera di Sironi all’interno del tessuto urbano di Milano e del suo territorio.» (Anna Maria Montaldo).

I buoni rapporti “politici” di Mario Sironi furono strumentali a procuragli commesse importanti, durante gli anni ’30, il periodo in cui, abbandonato il cavalletto, teorizzò un ritorno alla pittura murale e si dedicò principalmente ad affreschi e a mosaici di grandi dimensioni a Roma, Venezia e anche Milano. Al Palazzo di Giustizia di Marcello Piacentini è visibile il grande mosaico di circa 20 mq, intitolato La Giustizia tra la Forza, la Legge e la Verità (1938-39).

La mostra si avvale di due importanti integrazioni. Una si trova direttamente all’interno del Museo del Novecento, al quarto piano, nella sala 8 che ospita le collezioni storiche; l’altra nella Casa Museo Boschi Di Stefano, in una sala monografica che accoglie la raccolta sironiana, esposta insieme al mobilio disegnato dall’artista. Inoltre, è sempre possibile prendere visione delle grandi opere conservate in città nella Chiesa dell’Annunciata di Niguarda, al Palazzo della Triennale, al Palazzo dell’Informazione e al Palazzo di Giustizia.

La caduta del Fascismo impresse comprensibilmente una vena di tragedia alla vicenda umana di Sironi, già predisposto alla depressione. Nel 1945, Gianni Rodari lo riconosce e lo salva in extremis dalla fucilazione. Nel 1948 la figlia Rossana si uccide a diciotto anni.

Dal punto di vista professionale, il cambio di clima politico comportò chiaramente un arresto nelle commesse istituzionali che stimolò il ritorno di Mario Sironi al cavalletto.

Le opere dell’ultimo ventennio rispecchiano uno stato d’animo disfunzionale, dovuto comprensibilmente alla disillusione e alla consapevolezza dei propri errori esistenziali.

Elena Pontiggia, curatrice della mostra
Elena Pontiggia, Storica dell’Arte, critica, curatrice, professore di Storia dell’Arte Contemporanea, Accademia di Brera. Milano

Quadri piccoli: Lazzaro (50×60, 1946) manca la tradizionale resurrezione; L’Adultera (57×69, 1946-47) più che offrirsi, sembra contorcersi nel peccato; La Rupe (33,5×42,5, 1952) è un’entità geometrica che si libra nel vuoto; Apocalisse (60×70, 1961, l’anno della sua morte) è l’opposto dei suoi paesaggi urbani. Uno spaccato del terreno in cui abitanti dispersi abitano delle caverne; nella parte superiore de L’ultimo quadro (60×70, 1961) una figura umana primordiale si appoggia a una grande pietra, confrontato da un panorama di oggetti informi. Nella parte inferiore del quadro, diversi personaggi – con quello che sembra un uomo rinascimentale al centro – si aggirano in un ultimo paesaggio urbano…

Mario Sironi – Sintesi e grandiosità
a cura di Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo
Museo del Novecento
23 luglio – 27 marzo 2022

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