I ruderi di Castel Grumello in Valtellina, bene FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, sfidano il tempo e le intemperie tra i vitigni Nebbiolo sovrastanti la città di Sondrio a Montagna in Valtellina nella regione vinicola del Valtellina Superiore (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci)
Alla morte dell’imperatore Enrico V, nel 1125, la Germania si spaccò in due fazioni che si contesero la successione al trono. Da una parte gli Hohenstaufen, signori di Svevia e di Waiblingen (anticamente Wibeling, da cui la parola «ghibellino»), ostili alle ingerenze romane; dall’altra i Welfen (da cui la parola «guelfo»), duchi della cattolica Baviera, inclini a un’intesa con il Papato.
L’elezione nel 1152 di Federico I Barbarossa, seguita alla morte dello zio Corrado III, pacificò la Germania: l’imperatore Hohenstaufen era infatti imparentato – da parte di madre – anche con i Welfen, ma la rivalità tra guelfi e ghibellini si fece allora acerrima in Italia, principalmente in Toscana, tra chi appoggiava l’impero (ghibellini) e chi lo osteggiava sostenendo il papato (guelfi).






Cosa c’entra tutto questo con un rudere di architettura fortificata che sfida il tempo e le intemperie tra le vigne sovrastanti la città di Sondrio, in Valtellina?
Il Castello De Piro al Grumello, meglio conosciuto come Castel Grumello, prende il suo nome dalla località in cui sorge, citata nei documenti con il toponimo “Grumello”, da “grumo” (grumus) che nella toponomastica lombarda significa “poggio”.
Il rudere sorge in posizione strategica, nel Comune di Montagna in Valtellina, su un promontorio dal quale si domina la città di Sondrio e buona parte della valle.
Fu edificato tra la fine del ‘200 e l’inizio del ‘300 da Corrado de Piro, esponente di una nobile famiglia comasca che sin dal XII secolo si era rifugiata in Valtellina, mentre infuriava il conflitto fra Milano e Como.

E’ una struttura gemina, vale a dire una fortificazione circondata da mura e composta da due edifici che ancora ostentano merli ghibellini a coda di rondine.
Doveva essere uno dei castelli più grandi della provincia e comunque, stando agli scavi archeologici, più ampio di quanto si veda oggi.










A oriente sorgevano i quartieri della guarnigione, di cui resta una delle due torri, quadrata e qualche muro.
Il corpo residenziale, a occidente, di forma rettangolare, aveva dimensioni più contenute ma era comunque dotato di una torre per la difesa dei proprietari e dei domestici che vi abitavano.
Le stanze prendevano luce da feritoie a croce, ideali per tirare con l’arco e con la balestra; le poche finestre affacciavano verso il cortile interno ai due fortilizi, riparato dalle mura.



















Per ragioni che sfuggono agli storici, dopo il trasferimento, i de Piro passarono dallo schieramento ghibellino a quello guelfo, il che venne preso come una minaccia al prestigio della potente famiglia guelfa di Sondrio dei Capitanei, che nel 1326 misero sotto assedio il castello.
Alterne vicende… nel 1373 qualche inciampo costrinse Taddeo de Piro a cedere una quota del fortilizio a un esponente della famiglia rivale… Segue a breve distanza la dissoluzione del casato dei de Piro…
Nel frattempo, verso il 1370 le comunità ladine dell’alta valle del Reno avevano costituito la Lega grigia… Un secolo e mezzo più tardi, nel 1512, con il Giuramento di Teglio, la Valtellina venne ufficialmente annessa ai Grigioni.e alla fine, i contadini si servirono delle pietre del castello, smantellato dai Grigioni nel 1526, per la costruzione dei muretti a secco delle vigne che ancora vediamo.
Ecco, in nature, nulla si crea e nulla si distrugge.
Ruderi e vigneti finirono ai nobili Paribelli e poi alla Società Enologica Valtellinese che nel 1987 donò l’area al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.
Per maggiori informazioni: Castel Grumello