Curata da Germano Celant, Palazzo Reale dedica un’importante mostra monografica al pittore Emilio Vedova, veneziano, sostenuta da Generali Valore Cultura, promossa da Comune di Milano|Cultura, da Palazzo Reale e da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, nel centenario dalla nascita dell’artista (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci).

Abbiamo avuto recentemente modo di ammirare le tele di Emilio Vedova nello stand della Galleria dello Scudo al miart 2019. La mostra di Palazzo Reale si apre in realtà nella Sala del Piccolo Lucernario, con un’antologica in cui le pitture sui muri e sul tavolo hanno la sola funzione di illustrare i testi biografici a parete che anticipano l’impatto d’insieme delle opere della sala successiva.
Infatti, oggi, in occasione del centenario dalla nascita, Vedova ricompare in uno scenario assai più grandioso (la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, già teatro della retrospettiva di Arnaldo Pomodoro del 2016) e in dimensioni decisamente extra large.
A partire dall’allestimento, incentrato su una parete di trenta metri, alta cinque, concepita dallo studio romano Alvisi Kirimoto, posta in diagonale nel già ampio, monumentale spazio sito sull’affaccio su Piazza Duomo dell’aristocratico edificio.












Per continuare poi con la dimensione delle opere, una sessantina, ripartite in tele (le cui dimensioni raggiungono 275×446,5 cm) poste sui muri della Sala del Piccolo Lucernario e sulla posticcia parete, mentre le “sculture” – appartenenti al ciclo dei Plurimi e degli Absurdes Berliner Tagebuch – occupano la porzione di pavimento a forma di triangolo rettangolo sulla destra della Sala.
Queste ultime sono opere concepite negli anni 1962-65. «Strutture a cerniera – scrive Germano Celant – investite di una dinamicità e di una flessibilità che rompono con la staticità e l’oggettualità dei quadri, per aprire l’arte a un’alternativa plurima: una rinuncia al parassitismo della tela appesa al muro, per diventare unità aggressiva e minacciosa contro l’esistente culturale […] La caduta della fissità del quadro, nei Plurimi, è enfatizzata sia dal contrappunto tra recto e verso che appaiono momenti complementari, sia dal continuo divenire dell’articolazione delle superfici regolate da cerniere, sia dalla loro natura mobile e autonoma che in alcuni casi li spinge a sollevarsi da terra e a collocarsi in alto, nello spazio.»
Continuando nel corrispondente triangolo dall’altro lato della mega-parete, compaiono i Tondi e i Dischi degli anni ’80, sia a parete che a terra. «Il cerchio – è ancora Celant che scrive – è il principio della perfezione, luogo d’unione ed origine e fine dell’universo, per cui i Dischi e i Tondi riescono, con le loro superfici dipinte sui due lati, a far convivere tutte le problematiche ed instaurano una relazione attiva fatta di scambi, di richiami e di risposte. Inoltre si muovono liberamente nello spazio, adagiandosi a terra o arrampicandosi a muro, si appoggiano gli uni agli altri per creare intrecci e insiemi multipli.»





Seguono i Rossi e altre grandi tele fino a un totale di 60 opere che completano la visione d’insieme sulla carriera dell’artista.
Emilio Vedova
A cura di Germano Celant
Palazzo
Reale – Milano
Dal 6 dicembre 2019 al 9 febbraio 2020
Ingresso
libero
Per maggiori informazioni: Palazzo Reale