Cerith Wyn Evans

A Milano, Pirelli Hangar Bicocca, ospita l’artista concettuale, scultore e cineasta britannico Cerith Wyn Evans con una mostra, The illuminating gas, che irradia di luce opalina le Navate dell’ex-edificio industriale (di Cristina Risciglione e Renato Corpaci)

Cerith Wyn Evans, Neon Forms (after Noh VII, 2019)

Prosegue il programma espositivo 19-20 di Pirelli HangarBicocca con la mostra dedicata al lavoro di Cerith Wyn Evans, artista gallese, in passato più presente nel Nord-Est del paese, per le sue partecipazioni agli eventi di Bolzano (Museion 2015) e alla Biennale di Venezia (2003 e 2017). Questa nuova esposizione consta di ventiquattro opere di dimensioni notevoli che occupano comodamente lo spazio delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca. La sua ricerca si focalizza sull’evanescenza di elementi quali la luce, il suono, il movimento (anche quello dei visitatori) e il tempo.

Negli anni giovanili, più interessato al cinema che all’arte, tra il 1985 e l’87, Cerith Wyn Evans assistette alla regia Derek Jarman; diresse diversi video musicali e un corto (protagonista Tilda Swinton). L’artista ha scarrocciato poi lentamente ma costantemente verso la scultura, senza mai dimenticare la sua originale inclinazione e integrando il tutto con citazioni prese dai film, dall’arte e dalle letture nel campo della letteratura, della filosofia, della scienza, della poesia, dell’astronomia, del teatro. La semplicità delle sue opere non deve trarre in inganno, la loro univocità, è solo apparente. In realtà si tratta di opere molto complesse.

In effetti, la mostra andrebbe considerata come un’unica opera, ibrida, (luce, suono, movimento, tempo) che si estende nei 5000 mq dello spazio espositivo. C’e un preludio, nella piazza, costituito da sei colonne di luce alte venti metri che cambiano di luminosità, con un ciclo di 30 minuti.

Teatro Noh, courtesy JPARC

Divise in gruppi, le opere nella navata di sinistra. Un gruppo di tredici fa riferimento ai diagrammi che descrivono i movimenti coreografici dei danzatori del Teatro Noh (Neon Forms 2015-2019). Un secondo gruppo di quattro (Forms in space… by Light (in Time) 2017) ammicca all’opera di Marcel di Duchamp, La mariée mise à nu par ses célibataires, même. Fa pesantemente riferimento a Oculist Witnesses – un’altra opera di Duchamp che in realtà è anche un particolare dell’opera citata precedentemente – Radiant Fold (…The Illuminating Gas 2017-18). Quest’ultima a sua volta fornisce il titolo di tutta la mostra e suggerisce qualcosa che non è visibile (il gas) ma rende visibile qualcos’altro, concretizzando l’idea di Duchamp di un’idea non retinica dell’arte. Il titolo della mostra, infine, è preso da un’altra opera del francese, un’opera in un certo senso voieristica, visibile infatti attraverso un foro in una porta. È l’ultima opera dell’artista: Étant donnés: 1. La chute d’eau 2. Le gaz d’eclarage. “The illuminating gas”, appunto.

Al contrario, Composition for 37 Flutes, 2018 è composta da 37 canne di vetro a cui è inviata dell’aria che non fornisce alcuna luce, ma soltanto suoni. I suoni riverberano per tutto lo spazio delle Navate, combinandosi con le voci dei visitatori, fornendo una colonna sonora anche a tutte le altre opere in mostra nella navata.

Nel Cubo, impone la propria presenza E=C=L=I=P=S=E, 2015,una scritta sospesa che descrive il percorso di un’eclissi (in fondo, è luce che narra di un occultamento) in riferimento alla rotazione della terra e alla sua gravitazione intorno al sole.

Un’altra opera, Still life (in course or arrangement…) V, 2015, rimanda agli anni del cinema e ammicca all’opera di Marcel Broodthaers.

Queste e tutte le altre opere installate nel Cubo sono fortemente caratterizzate da un commento sonoro originale. I due lampadari di Murano S=U=T=R=A, 2017 e Mantra, 2017 emettono una luce a tempo, secondo un accompagnamento al piano eseguito personalmente da Cerith Wyn Evans.

L’ultima opera TIX3, 1994, rimanda all’inizio della pratica dell’autore come scultore di tubi al neon, si trova all’esterno del Cubo. Ci si arriva percorrendo il perimetro esterno del Pirelli HangarBicocca ed è una rappresentazione capovolta orizzontalmente della parola “EXIT”, curiosamente posta sopra una porta chiusa (non si può uscire, né vedere in recto).

Cerith Wyn Evans, the Illuminating Gas
a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolì
Milano, Pirelli HangarBicocca
31 ottobre – 23 febbraio 2020

Per maggiori informazioni: Fondazione Pirelli HangarBicocca

Condividi su:
Pin Share