L’India Antica al
Museo d’Arte di Mendrisio

Ospitato all’interno dell’antico convento dei padri Serviti, il Museo d’Arte di Mendrisio propone India Antica. Capolavori dal collezionismo svizzero. 77 opere scultoree indiane provenienti da alcune collezioni della Confederazione (di Renato Corpaci)

Gaja Laksmï, India settentrionale, V secolo d.C. Terracotta, 30 cm

Esulando dalla consueta linea novecentista, sporadicamente la direzione del Museo d’Arte di Mendrisio organizza mostre che escano dai canoni dell’arte europea e stupiscano il visitatore abituato a frequentare i confortevoli luoghi della propria cultura con proposte come la mostra Maestri d’Arte Africana, relativa all’arte del continente nero (primavera 2007) e con la presente rassegna intitolata India Antica. Capolavori dal collezionismo svizzero.

Uno spaccato significativo dell’arte antica indiana che si avvale di un’estrema varietà di provenienze delle opere, caratterizzate da un’alta qualità d’esecuzione, volta a far apprezzare l’estetica, la vitalità, la sensualità della cultura del subcontinente.

Se per lo sviluppo dell’arte occidentale è innegabile il contributo della religione cattolica, nell’arte indiana confluiscono tre religioni: buddismo, induismo e gianismo.

Nei corridoi e nelle sale dell’antico convento dell’Ordo Servorum, scorrono quattordici secoli di scultura indiana, dal II secolo a.C., fino al XII d.C. che il curatore Christian Luczanits, con la collaborazione di Helmut e Heidi Neumann e di Barbara Paltenghi Malacrida, ha posto in una prospettiva coerente e armonica, distribuendo i manufatti in nove sezioni – corrispondenti ai nove capitoli del suo saggio sul ricco catalogo della mostra – con lo scopo di favorire la percezione della qualità di questa cultura di fronte a cui si rischia di essere sopraffatti, a causa della quantità e della ricchezza dei dettagli.

Tra gli obiettivi di India Antica. Capolavori dal collezionismo svizzero vi è l’esplorazione delle influenze dell’arte indiana sull’opera degli artisti europei. Un condizionamento che avviene, non direttamente, nel corso di un viaggio, ma attraverso la visita alle collezioni museali. La tendenza prende avvio dalla fondazione dell’Indian Museum di Londra nel 1807.

Il pittore simbolista francese Gustave Moreau venne notoriamente influenzato dalla visita parigina alla collezione Cernuschi nel museo di avenue Vélasquez. L’espressionista Ludwig Kirchner, trovò in un museo di Dresda due libri che lo affascinarono a tal punto da influenzare il suo stile pittorico. André Derain scoprì l’India visitando a Londra il British Museum. Alberto Giacometti traeva spunto per le sue creazioni dalle copie dei capolavori che faceva passeggiando nei corridoi dei musei. Di lui è esposto in mostra un disegno a matita di una statua del Budda, probabilmente del periodo Gupta.

Alberto Giacometti, Copia di un Budda del periodo Gupta 1955-1960. Matita su carta. Collezione privata

«Questo disegno – dice Simone Soldini, direttore del Museo d’Arte di Mendrisio – ci insegna qualcosa sull’arte moderna occidentale: la libertà di attingere da tutte le civiltà, senza limiti geografici né temporali. Scrive Giacometti: “Si erge davanti a me tutta l’arte del passato, d’ogni tempo, d’ogni civiltà, tutto si fa simultaneo quasi lo spazio avesse preso il posto del tempo.”»

Una seconda riflessione che scaturisce da India Antica. Capolavori dal collezionismo svizzero è il dualismo che si riscontra nell’influsso che l’arte primitiva dell’Africa e dell’Oceania da una parte, e l’arte asiatica, dall’altra, hanno avuto sugli artisti europei, da cui sono nati, da una parte, il cubismo, mentre dall’altra per quel che riguarda l’arte indiana, la penetrazione è stata più complessa, in parte più profonda, riguardando non soltanto le arti figurative, ma anche la musica e la letteratura.

Una simile dicotomia si riscontra forse perché la cosiddetta arte primitiva forniva l’opportunità di osservare la realtà contemporanea con occhi nuovi, mentre l’arte asiatica – e indiana in particolare – è spesso testimonianza di civiltà millenarie che stimolano una più acuta riflessione sulla nostra.

India Antica. Capolavori dal collezionismo svizzero
a cura di Christian Luczanits
con la collaborazione di Helmut e Heidi Neumann
e di Barbara Paltenghi Malacrida
Museo d’Arte di Mendrisio
Dal 27 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020

Per maggiori informazioni: Museo d’Arte di Mendrisio

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