Le mostre a ingresso libero organizzate dall’Assessorato alla Cultura in Piazza Duomo a Milano ripercorrono l’attività di tre importanti artisti del ‘900: Ugo Nespolo, Guido Pajetta e Remo Bianco (di Cristina Risciglione).

Da un po’ di anni, il Comune di Milano concentra l’attività estiva sulla contemporaneità, in una stagione che vede un afflusso rilevante di visitatori esterni – sia italiani che stranieri – ma anche di attenti cittadini che considerano i mesi estivi ideali per godersi la propria città, grazie all’affollamento ridotto e a una migliore disposizione dei loro simili.
Dopo le mostre della scorsa estate su Pino Pinelli e Agostino Bonalumi, prosegue – in concomitanza con progetti più ambiziosi, come l’importante mostra sui Preraffaelliti – l’attività di ricerca dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con gli spazi espositivi cittadini sui protagonisti della scena artistica della seconda metà del secolo scorso, con un’attenzione particolare nei confronti di coloro che hanno lavorato, con felici esiti sperimentali, nel territorio milanese.
GUIDO PAJETTA
Promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e Fondazione Guido Pajetta, Palazzo Reale presenta la mostra Guido Pajetta. Miti e figure tra forma e colore.
Curata da Paolo Biscottini, Paolo Campiglio e dal figlio dell’artista Giorgio Pajetta, con 95 opere dell’artista milanese, suddivise in 8 sezioni espositive, la mostra a ingresso libero ripercorre oltre sessant’anni di lavoro che quasi interamente hanno coperto il secolo scorso.















Guido Pajetta non è identificabile con uno stile, e rifugge da qualsiasi movimento riconosciuto, in favore di un’indagine artistica quasi totalmente senza condizionamenti, senza limiti, senza e senza appartenenze.
È l’inquietudine il tema generale di questo pittore affannato, che cerca nella tela e soprattutto nel colore il senso della propria vita. “Mio padre – dice Giorgio Pajetta – in realtà è un amante dell’avventura a trecentosessanta gradi. Lui ha sempre sperimentato nuovi linguaggi, nuove tematiche ma anche nuove tecniche pittoriche. Per Pajetta artista lo stile è il mezzo e non il fine della carriera pittorica e l’arte è lo strumento per indagare il proprio mondo interiore, analizzando gli aspetti universali della vita dell’uomo e la sua condizione esistenziale”.
Nato a Monza nel 1898 da un’antica famiglia di pittori veneti, nel 1915 Guido Pajetta frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano dove, in seguito, sarà allievo di Ambrogio Alciati.
Due artisti segneranno la sua svolta dall’accademismo alla modernità: Anselmo Bucci e Mario Sironi, fondatori di “Novecento” e portatori a Milano di una vera e solida cultura europea.
A Parigi (1934-39) osserva con stupore la luce degli impressionisti e studia con attenzione i dipinti delle prime avanguardie europee, in particolare il cubismo di Picasso e Braque e la pittura fauve di Matisse e Dufy. Guarda inoltre con acceso interesse alle opere di Max Ernst, Dalì e De Chirico.
Allo scoppio della II Guerra mondiale, sfolla a Tremezzo, sul lago di Como, per far ritorno con la famiglia a Milano nel 1946. Dal mondo idilliaco del lago di Como Pajetta si ritrova in una città affamata e distrutta dai bombardamenti, con scenari animati da un’umanità disperata. Da questo momento la sua pittura cambia violentemente registro e perde ogni leggerezza. Il colore si fa cupo, nella riscoperta del nero, mentre il linguaggio si fa elementare, primitivo.
A Londra entra in contatto con la figurazione inglese espressa da artisti come Henry Moore, Francis Bacon e Graham Sutherland. Queste esperienze europee durano fino al 1963.

Nelle diverse fasi della sua opera, tra i temi più cari all’artista, troviamo il ritratto, riferimenti alla classicità e al mito, la maschera, come metafora della vita, e la figura femminile.
Nel 1981 contrae una grave malattia articolare che lo costringe a lunghi periodi di inattività con conseguente aggravamento della depressione. Muore nel 1987 a Milano.
Guido Pajetta. Miti e figure tra forma e colore
A cura
di Paolo Biscottini, Paolo Campiglio e Giorgio Pajetta
Dal 5
luglio al 1° settembre 2019
Milano – Palazzo Reale
Ingresso
libero
Catalogo pubblicato da Skira.
Maggiori informazioni: Palazzo Reale – Milano
UGO NESPOLO
A cura di Maurizio Ferraris, Nespolo Fuori dal Coro, promossa e prodotta dal Comune di Milano|Cultura, Palazzo Reale e Studio Nespolo, con il supporto organizzativo di Skira, editore del catalogo.

La personale a ingresso libero dedicata a Ugo Nespolo mette in mostra circa duecento opere che descrivono il percorso creativo di un artista che ha esplorato tecniche e materiali in maniera assolutamente originale, al di fuori di qualsiasi influenza e condizionamento.
Nato a Mosso (Torino) nel 1941, ha esordito a Milano nella Galleria Schwarz in una mostra nel marzo 1968 curata da Pierre Restany, dove ha incontrato, tra gli altri, Enrico Baj, con cui fonderà l’Istituto Patafisico Ticinese. Ha partecipato alle prime manifestazioni del movimento lanciato da Germano Celant, Arte Povera.








Tra il 1973 e il 1985 Nespolo risiede a New York. Non sappiamo quanto la pop art abbia influito sullo stile di Nespolo, fatto sta che, nel panorama europeo, l’artista che rifiuta qualsiasi affiliazione, sembra comunque essere uno di quelli più a loro agio nel confronto con il movimento anglosassone, che pure in Italia ha trovato importanti seguaci.

La tecnica dei “puzzle”, cifra stilistica per il resto della sua carriera artistica, lo vede partner anche in alcune fortunate campagne pubblicitarie, come BMW, Campari, Lavazza, Caffarel o Swatch, e nella collaborazione con Richard Ginori di cui è stato il direttore creativo.
Artista, uomo di cultura, critico d’arte, non teme di confrontarsi con argomenti paralleli all’arte, come appunto il design e l’arte applicata che affronta con entusiasmo, generosità e humor.
Autore di scenografie e costumi per il teatro, è precoce in Nespolo anche la passione per il cinema; a Palazzo Reale sono esposti vari fotogrammi e straordinari manifesti di film, ideati e disegnati dall’artista.
Ugo Nespolo – Fuori dal coro
A cura di Maurizio
Ferraris
Dal 6 luglio al 15 settembre 2019
Milano –
Palazzo Reale
Ingresso libero
Catalogo pubblicato da
Skira.
Maggiori informazioni: Palazzo Reale – Milano
REMO BIANCO
Curata da Lorella Giudici, promossa da Comune di Milano|Cultura e ideata e realizzata dal Museo del Novecento in collaborazione della Fondazione Remo Bianco, la mostra Remo Bianco. Le impronte della memoria è allestita nel percorso del Museo e si allarga a comprendere gli spazi degli Archivi “Ettore e Claudio Gian Ferrari”.















Oltre 70 opere seguono l’attività di questo “ricercatore solitario”, allievo di De Pisis, sempre pronto a sperimentare idee nuove nella Milano del boom economico. Dalle Impronte, ai Sacchettini; dalle prime opere tridimensionali ai Collage; dai Tableaux Doré all’Arte sovrastrutturale; ai Quadri parlanti.
Remo Bianco. Le impronte della memoria
A cura di Lorella Giudici
Dal 5 luglio al 6 ottobre 2019
Milano – Museo del Novecento
Ingresso libero, compreso nel biglietto del Museo
Catalogo edito da Silvana
Maggiori informazioni: Museo del ‘900 – Milano