Preraffaelliti a Palazzo Reale

Preraffaelliti. Amore e desiderio, dal 19 giugno al 6 ottobre 2019, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, Palazzo Reale accoglie circa 80 opere – tra queste alcuni iconici dipinti – come l’Ofelia di John Everett Millais, Amore d’aprile di Arthur Hughes, la Lady of Shalott di John William Waterhouse,  opere che difficilmente lasciano il Regno Unito.

Dante Gabriel Rossetti, Monna Pomona, 1864

Nel 1889, l’industriale e collezionista Henry Tate decise di donare alla National Gallery di Londra 65 dipinti della sua collezione di pittori Preraffaelliti. La Galleria declinò l’offerta, perché al momento non aveva spazio per esporli. Questo fatto innescò una campagna per l’assegnazione di un nuovo spazio museale. L’edificio dedicato all’arte britannica si chiamò Tate Gallery.

Se la Tate Gallery è però l’istituzione più indicata per curare l’esibizione che ha affidato alle mani competenti di Carol Jacobi, a causa dei numerosi collegamenti che uniscono la “fratellanza” al nostro paese, l’Italia è il territorio ideale per accogliere la mostra sui preraffaelliti. Molti dei temi illustrati sulle tele di questi “rivoluzionari” sono ispirati dalle opere della letteratura italiana medievale e dell’arte rinascimentale.

Promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, la mostra è organizzata in collaborazione con Tate e curata da Carol Jacobi, curatrice per l’arte britannica del museo londinese. Inoltre si avvale del contributo scientifico di Maria Teresa Benedetti, che ha scritto un interessante saggio sul rapporto dei Preraffaelliti con l’Italia.

In effetti, questa mostra segue di pochi anni l’esibizione itinerante del 2014, che dopo essere passata da Washington, Mosca e Tokio, approdò a Torino con il titolo Preraffaelliti – L’utopia della bellezza.

Come spesso avviene con i movimenti d’avanguardia, il movimento generato da John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt nel settembre del 1848, cui si unirono successivamemte Ford Madox Brown, William Trost Richards, William Morris, Edward Burne-Jones e in seguito John William Waterhouse, per lo più ancora studenti d’accademia, appare in un momento di grande sviluppo dovuto alla rivoluzione industriale in atto in Gran Bretagna.

Questi giovani artisti che si nascondevano dietro all’acronimo PRB (Pre-Raffaellite Brotherwood), contestavano il naturalismo e il razionalismo dalle correnti del positivismo scientifico, in favore dei soggetti e dei temi di un simbolismo che prelude al decadentismo che avrebbe caratterizzato il secolo e che, avrebbe fatto emergere Verlaine, Mallarmé, Rimbaud, Baudelaire, Huysmans, Oscar Wilde, il romanzo gotico, Edgar Alan Poe…

Insomma, questi “rivoluzionari” guardavano indietro – invece che oltre – perché resistevano alle tendenze della contemporaneità e perché si rivolgevano emblematicamente a un tipo di pittura in uso fino al XV secolo, quando poi Raffaello Sanzio (autore della Scuola di Atene, è bene ricordarlo anche in prospettiva dell’acceso antiaccademismo del gruppo) innovò il modo di dipingere introducendo uno stile di maniera che preluse all’arte della controriforma e al Barocco.

Il movimento durò cinque anni e poi ognuno per sé. Gli adepti produssero qualche manciata di capolavori e alcune cose decisamente discutibili. Il metodo adottato era antieconomico, a causa dei tempi richiesti per terminare opere così accurate nella loro pianificazione ed esecuzione, che rivaleggiavano in veosimiglianza con la new entry delle arti: la fotografia con le sue precise “istantanee”. Era una battaglia persa. All’opposto, gli Impressionisti lavoravano en plain-air e terminavamo spesso il lavoro in giornata.

Ne approfittarono i collezionisti, per lo più industriali fautori della “vera” rivoluzione del periodo, e indirettamente, oggi ne approfittiamo noi che abbiamo la possibilità di incontrare questi capolavori che si rifanno a Shakespeare, a Dante, al Nuovo Testamento, alla Bibbia o al pantheon greco-romano. I modelli umani sono spesso splendide donne avvolte in tessuti sfarzosi e circondate da una natura coltivata, potata, piegata ai capricci dell’artista.

Si diceva: come il melodramma, che ha prodotto e produce ancora delle opere sublimi, così l’apice della bellezza è sempre un po’ alla soglia del kitch.

È vero, il passo è breve, ma un attimo prima di varcare quella soglia, si vive l’emozione di trovarsi al cospetto del sublime.

Preraffaelliti. Amore e desiderio
Milano – Palazzo Reale
dal 19 giugno al 6 ottobre 2019

Per maggiori informazioni: Palazzo Reale

Condividi su:
Pin Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *