Il Padiglione Italia alla 58a Biennale

A cura di Milovan Farronato, Né altra Né questa: La sfida al Labirinto, il Padiglione Italia della 58a Biennale Arte di Venezia deputato a rappresentare il Paese.

Chiara Fumai, This last line cannot be translated, 2017. Padiglione Italia Biennale Arte 2019

Riguardo al titolo della mostra organizzata al Padiglione Italia, all’Arsenale di Venezia – Né altra Né questa: La sfida al Labirinto – nella documentazione di supporto si fa riferimento all’anastrofe, la figura retorica che implica un’inversione dei termini. Sarebbe forse più opportuno citare la teoria del “doppio vincolo” o “doppio legame” (da “double bind theory”, il conflitto irrisolvibile tra due messaggi contraddittori, l’uno che nega l’altro), perché se non può essere questa né può essere altra (anastrofe a parte)… tertium non datur.

O no?

Non c’è da sorprendersi se tutti, compresi i curatori, piuttosto che perdere il senno nella risoluzione di un enigma fulminante, si siano indirizzati a illustrare le infinite alternative offerte dal “labirinto” del sottotitolo, ispirato dal saggio omonimo di Italo Calvino (I. Calvino La sfida al labirinto, 1962) che per alcuni potrebbe anche essere considerato un processo più elaborato per approdare, in fondo, allo stesso risultato: la schizofrenia.

Fin qui, sembrerebbe l’overture di una stroncatura… Niente di più sbagliato.

Tra infinite alternative e nessuna, cerca un varco Milovan Ferronato, direttore e curatore del Fiorucci Art Trust,  e curatore del Padiglione Italia nella presente edizione della Biennale, per risolvere «l’intricata complessità dei rapporti che definiscono l’esperienza del conoscere», evocando però, a questo punto, il giulivo concetto della serendipità.

Stella Bottai, curatrice Fiorucci Art Trust, coordinatrice scientiica Padiglione Italia. 58. Biennale Arte, Venezia, maggio 2019

Bella mossa! Trattasi di un concetto serissimo, alla base di tante scoperte scientifiche. Non è casuale quindi che sia stato maturato insieme alla coordinatrice scientifica, Stella Bottai.

La passeggiata senza un percorso attraverso il labirinto Italia è piacevole e la riflessione che scaturisce dalla citazione di Calvino fertile di ottimistiche deduzioni. 

Analogamente all’edizione curata da Cecilia Alemani nel 2017, anche il Padiglione Italia della 58a esibisce tre artisti di grande interesse. Si tratta di Enrico David (Ancona, 1966); Chiara Fumai (Roma, 1978-Bari, 2017); Liliana Moro (Milano, 1961).

Concepite da Enrico David specificatamente per il padiglione nazionale, le figure antropomorfe, i piccoli oggetti, i dipinti, popolano lo spazio del labirinto imponendosi all’osservatore che se li trova davanti girato l’angolo o attraverso un’apertura non transitabile. E può capitare di incontrare un’opera di David che dialoga con una scultura di Chiara Fumai.

Al contrario, le opere di Liliana Moro costituiscono praticamente una retrospettiva che interessa tutto il corso della sua carriera.

Una nota malinconica avvolge la partecipazione di Chiara Fumai, alias Allen Jones, alias Eusapia Palladino, alias anonima terrorista italiana anni Settanta, alias Ulrike Marie Meinhof, alias Zalumma Agra, alias Valerie Solanas, alias mago Houdini… prematuramente scomparsa a Bari nel 2017, ospite della galleria Doppelgaenger, forse preda degli innumerevoli fantasmi da se stessa creati.

Milovan Farronato, curatore Padiglione Italia 58. Biennale Arte, Venezia, maggio 2019

«A cavallo tra due generazioni – scrive Milovan Ferronato – le opere e le biografie di Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro, sebbene molto diverse, segnano significativi percorsi artistici contemporanei che si distinguono per spirito di ricerca tra passato e presente. I loro lavori spiccano per l’inestinguibile desiderio di esplorare territori in cui il quotidiano, la sopravvivenza, la tradizione e la narrazione hanno una forte presenza.»

Un dedalo di opportunità.

Una volta entrati nel labirinto, è consigliabile lasciarsi andare alla delicatezza incerta ed armonica della casualità senza cercare di orientarsi. Passo dopo passo, si arriverà a visualizzare le opere ripetutamente, ma da diverse prospettive e potrà anche capitare, come nel romanzo gotico di Jan Potocki Manuscrit trouvé à Saragosse, di ritrovarsi più e più volte e inaspettatamente nel punto da cui si è partiti.

Niente paura! Se ne esce.

La “sfida” al labirinto non è affatto “resa” al labirinto e dal Calvino domestico (che poi era nato a Cuba) sembra naturale passare all’iberico betico Antonio Machado. Oltre ai nostri passi, tra le pareti del labirinto risuoneranno i versi più noti del poeta caro a coloro che non hanno paura di addentrarsi nei territori inesplorati:

Caminante, son tus huellas
el camino, y nada más;
caminante, no hay camino:
se hace camino al andar…

(Viandante, sono le tue orme
Il cammino e nulla più;
Viandante, non esiste sentiero:
il sentiero si fa nell’andare…)

Il Labirinto Jorge Luis Borges, nell’Isola di San Giorgio Maggiore, Fonfazione Cini, Venezia 2018

Padiglione Italia, 58a Biennale di Venezia 2019
Né altra Né questa: La sfida al Labirinto
A cura di Milovan Farronato con Stella Bottai e Lavinia Filippi
Artisti invitati: Enrico David, Chiara Fumai, Liliana Moro
Commissario del Padiglione Italia Federica Galloni

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