Milano Art Week 2019 – 3

Altri appuntamenti per la Milano Art Week: Ipervisualità. Rendere visibile l’invisibile a palazzo Dugnani; Milano Pop a Palazzo Lombardia; Cleo Fariselli nello studio legale di Giuseppe Iannaccone; Lizzie Fitch e Ryan Trecartin alla Fondazione Prada e Nuvolo (Giorgio Ascani) nella nuova galleria d’arte Scaramouche loves Aline.

Masbedo

Curata da Philipp Bollmann, la mostra, che ha come sottotitolo «opere video della collezione Wemhöner», una delle più importanti collezioni tedesche d’arte contemporanea, si compone di sei videoinstallazioni di formato museale di alcuni tra i più importanti artisti della scena contemporanea – Isaac Julien, MASBEDO, Julian Rosefeldt, Yang Fudong.

Ipervisualità. Rendere visibile l’invisibile

Un titolo lungo, per una mostra piuttosto corta: solo dieci giorni, nella cornice splendida di Palazzo Dugnani, dove le installazioni dei monitor si sono egregiamente inserite negli ambienti rococò dell’edificio.

Non esiste una vera e propria sede. Parte della collezione Wemhöner è ospitata nell’edificio aziendale del collezionista, nella città di Herford (Germania settentrionale) ed è composta da opere su una varietà di supporti che l’uomo d’affari ha acquisito basandosi solo sul proprio istinto e sul proprio gusto.

Poiché il resto della collezione si trova nei depositi, Wemhöner pubblica libri che la descrivono, che gli permettono di rivedere quando ne ha voglia le opere che possiede.

MilanoPop

Da una collezione a un’altra. La collezione di Luigi Koelliker, costituita dall’industriale milanese di origine elvetica, cultore e mecenate delle arti figurative, nella sua casa-museo di Milano.

Emilio Tadini,_Il desiderio del pittore_1976._Acrilico su tela_cm 114x140_ph. Bruno Bani

Abbiamo ancora vivo il ricordo della mostra How Evil is Pop Art, a Lugano, che una nuova esposizione ribadisce i distinguo che vengono evocati ogni volta che si definisce Pop un artista italiano di quel periodo.

La collettiva intitolata Milano Pop, allestita nelle stanze dello Spazio Espositivo di Palazzo Lombardia, muove da un panorama della Pop Art italiana con i grandi protagonisti del movimento, da Mario Schifano a Tano Festa, da Mimmo Rotella a Giosetta Fioroni, per poi concentrarsi sull’ambiente milanese con Valerio Adami, Enrico Baj, Paolo Baratella, Gianni Bertini, Fernando De Filippi, Lucio Del Pezzo, Umberto Mariani, Silvio Pasotti, Sergio Sarri, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Emilio Tadini.

Come nella mostra di Lugano, il termine “Pop”, va inteso qui in un senso più allargato ed europeo. L’arte americana esercita un influenza significativa, ma il linguaggio degli artisti di casa nostra si carica di significati critici o comunque lontani dall’esaltazione del consumismo che si scorge nelle opere, diciamo, di Andy Warhol.

«Una Pop Art aristocratica – scrive la curatrice Elena Pontiggia nel catalogo – animata da una classicità plebea, da un’anticultura colta, da un mondo di icone apparentemente banali, ma in realtà complesse e segnate da reminiscenze sapienti.»

Promossa da Arteutopia e dalle Associazioni Sergio Sarri e Giangiacomo Spadari in collaborazione con Regione Lombardia, Collezione Koelliker e Fontanasedici S.r.l., la mostra rientra tra le iniziative della Milano Art Week organizzata dal Comune di Milano in collaborazione con miart.

Importante evento collaterale che accompagna per tutta la sua durata “MILANO POP”, la mostra tematica “CINEMA POP” che inaugura mercoledì 10 aprile presso la Galleria Robilant+Voena, in collaborazione con l’Associazione Sergio Sarri e l’Associazione Giangiacomo Spadari.

L’esposizione, attraverso una trentina di lavori di Sergio Sarri e Giangiacomo Spadari, intende approfondire un aspetto comune a questi due protagonisti della Pop Art milanese, «attenti entrambi alle modalità espressive del cinema come spunto pittorico», così come rileva la curatrice Elena Pontiggia. Infatti, come la pittura anche il cinema fonda le sue basi sull’immagine; tuttavia, mentre il film la sviluppa nello spazio e nel tempo, l’arte pittorica la cristallizza in un “fotogramma”.

Studio Iannaccone

Giuseppe Iannaccone, ha iniziato collezionando opere degli anni tra le due guerre, quindi, progressivamente si è avvicinato a linguaggi più contemporanei.

Giuseppe Iannaccone, Studio Iannaccone & Associati. Milano, Aprile 2019

Nella collezione troviamo le opere dei maestri storicizzati come Gianfranco Ferroni, Piero Guccione e Giuliano Vangi. Col tempo, la collezione si è arricchita soprattutto dei lavori di quei giovani talenti a livello internazionale, che abbiano saputo cogliere in anticipo e trasferire nelle proprie opere le contraddizioni e i sentimenti dei nostri anni.

Cleo Fariselli, artista. Milano, Aprile 2019

Il suo orgoglio è di aver portato in Italia promettenti artisti, da Raqib Shaw a Kehindeâ Wiley, da Imran Qureshi a Paulina Olowska, da Hernan Bas a Andro Wekua e Victor Man passando per altri ormai consacrati come Matthew Barney, Michael Borremans, John Currin, Tracey Emin, William Kentridge, Juan Muñoz, Shirin Neshat, Elizabeth Peyton, Marc Quinn, Kiki Smith, Kara Walker e Gillian Wearing, fino a estendere la rosa dei medium media artistici alla video-art con opere di Adrian Paci, Nathalie Djurberg e Regina José Galindo.

Durante la Milano Art Week, lo studio si è aperto al pubblico per mostrare, oltre a una selezione delle opere in collezione, le sculture di Cleo Fariselli, riunite in una mostra intitolato Hydria.

Fondazione Prada

Lo scopo del”installazione multimediale del duo Lizzie Fitch e Ryan Trecartin è di realizzare un film che indaghi il concetto di terra promessa e l’instabilità intrinseca in ogni territorio.

«Whether line mette in gioco il desiderio di un’esperienza cinematografica coinvolgente, in cui il publico possa avere una certa possibilità di scelta e d’azione, essendo allo stesso tempo spettatore e protagonista.»

Fino al 5 agosto.

Scaramouche loves Aline

A tre anni dalla chiusura dello spazio espositivo nel Lower East Side a Manhattan, Daniele Ugolini in occasione della Milano Art Week apre Scaramouche loves Aline, una nuova galleria in Corso di Porta Ticinese inaugurata con la mostra NUVOLO. The Crucial Years, visibile fino al 26 luglio 2019.

Nuvolo Senza Titolo 1960 pelle di daino colorata e cucita, montata su telaio 55 x 72 cm

Giorgio Ascani (1926-2008), in arte Nuvolo, il suo nome da partigiano, è stato un pioniere della serigrafia.

Assistente di Alberto Burri, attivo in prima persona nel mercato dell’arte negli anni ’50 e ’60, si è impegnato nell’insegnamento a partire dagli ultimi anni ’60, ottenendo una cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Perugia che anche ha diretto, dal ’79 all’84.

Affianca all’insegnamento e a una prolifica attività artistica il laboratorio di serigrafia, collabborando con importanti artisti internazionali, a Roma dal 1968 al 1985, quindi a Città di Castello, fino alla morte che lo coglie all’età di 82 anni.

Le opere in mostra appartengono ad alcuni dei cicli pittorici che segnano gli anni cruciali: le Serotipie (1952-1992), gli Scacchi (1953-1957), i Bianchi (1957-1960) e i Bianchi Collages (1958-1964).

La mostra comprende inoltre esempi di Cuciti a macchina (1958-1963) che, insieme ai Daini (1960-1962) e alle Tensioni (1962-1965), sono tra le realizzazioni più innovative e notevoli dell’artista.

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