Milano Art Week 2019 – 1

La nostra rassegna sulla Milano Art Week esordisce con la presentazione della mostra che la Fondazione Stelline ha ideato e realizzato, intitolata L’Ultima Cena dopo Leonardo, dal 2 aprile al 30 giugno 2019.

Wang Guangyi, The last Supper (New Religion) 2011. Olio su tela / Oil on canvas, 400 x 1600 cm.

Continua quindi con l’esposizione intitolata Immersione libera organizzata nel perimetro dei Bagni Misteriosi di via Botta, per concludersi con due mostre concomitanti alla Fondazione Adolfo Pini di Corso Garibaldi e con l’installazione che riguarda i caselli daziari di Porta Venezia.

Curato da Demetrio Paparoni, il percorso espositivo della Mostra alle Stelline prevede la presenza di sei figure chiave della scena artistica contemporanea: Anish Kapoor, Robert Longo, Masbedo, Nicola Samorì, Wang Guangyi, Yue Minjun.

Fondazione Stelline

L’evento si inserisce nel palinsesto istituzionale denominato Leonardo 500, in occasione del quinto centenario dalla morte del genio rinascimentale.

Demetrio Paparoni, art critic, curator. Milano, Milano, April 2019. Nikon D810, 85 mm (85 mm ƒ/1.4) 1/125 ƒ/3.5 ISO 280

L’iniziativa ha l’obiettivo di sottolineare l’influenza che l’opera di Leonardo continua ad avere sull’arte contemporanea.

Un progetto importante e ambizioso, L’Ultima Cena dopo Leonardo è un significativo omaggio alla contemporaneità di Leonardo, come dimostrano le opere degli artisti invitati a partecipare.

Bagni Misteriosi

Fortemente voluta da Marina Nissim per la Milano Art Week 2019, in collaborazione con Associazione Pier Lombardo, Galleria Continua e Teatro Franco Parenti, Immersione libera è il titolo della la mostra collettiva, a cura di Giovanni Paolin, in programma dal 2 aprile al 18 maggio negli spazi della Palazzina dei Bagni Misteriosi.

Gli artisti chiamati a ideare, secondo le richieste dei curatori, le opere site-specific per la Palazzina di via Carlo Botta 18, sono Alfredo Aceto, Agreements to Zinedine, Antonello Ghezzi, Calori & Maillard, Campostabile, Giovanni Chiamenti, Alessandro Fogo, Francesco Fonassi, Valentina Furian, Raluca Andreea Hartea, Ornaghi & Prestinari e Marta Spagnoli.

Fondazione Adolfo Pini

La Fondazione Adolfo Pini prende il nome dall’ingegnere della Diga di Assuan – erede di una fortuna e, nel contempo, di una tradizione filantropica – e dai medici Paolo e Gaetano, titolari di due importanti istituzioni ospedaliere milanesi.

Con sede nella casa museo dello zio pittore dei Pini, nella palazzina storica di fine ottocento in Corso Garibaldi 2, è dedicata alla memoria dello zio e ha per scopi la promozione e la valorizzazione dell’opera del pittore Renzo Bongiovanni Radice, e, attraverso studi e mostre, il sostegno ai giovani artisti attivi in tutte le arti.

Durante la Milano Art Week, la fondazione offre due importanti esposizioni. Parte del ciclo INCONTRI #, sotto la supervisione di Adrian Paci e Gianni Caravaggio, i locali che danno sul cortile ospitano la mostra curata da Chiaralice Rizzi e Alessandro Laita Erase to Make a Mark #19 ad opera degli studenti delle accademie milanesi Giorgio Mattia, Vladimir Colteanu Matei, Caterina Proserpio, Andrea Noviello, Ambra Castagnetti, Fabiana Sapia.

A cura di Gabi Scardi, la mostra L’ORA DANNATA di Carlos Amorales occupa lo scalone che porta al piano superiore, nonché alle stanze del piano nobile.

Con Black Cloud, uno sciame di 15.000 farfalle nere si leva tra opere di Renzo Bongiovanni Radice e tra gli altri dipinti, arredi e oggetti d’arte della collezione, comunicando al visitatore un’idea di movimento e di irrefrenabile euforia.

Già presente alla 57. Biennale di Venezia del 2017, con Life in the folds l’artista mette invece in scena il tema della violenza dell’uomo sull’uomo. Antonio Amorales presenta un progetto multidisciplinare che coinvolge installazione, grafica, linguistica, video, scultura e musica, arti visive, animazione, letteratura, e poesia.

Caselli Daziari di Porta Venezia

Segnando il confine che delimitava il territorio urbano dalla campagna, Porta Venezia è stata considerata per secoli la Porta d’Oriente, il luogo che storicamente contribuiva a definire la topografia e quindi la relazione tra città e mondo esterno. Porta Venezia un luogo ricorrente nella letteratura quanto nelle cronache cittadine: dalla peste che devastò la città nel XVII secolo, di cui si legge nelle pagine de I Promessi Sposi, fino ad arrivare ai quartieri multietnici che pure confinano con i palazzi più signorili ed esclusivi della città.

Ibrahim Mahama, autore dell’installazione

Concepita dall’artista ghanese Ibrahim Mahama, l’opera A Friend vuole provocare una riflessione sul concetto di soglia, quel luogo di passaggio che definisce l’interno e l’esterno, il sé e l’altro , l’amico e il nemico.

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