Alla Villa Reale di Monza, con la mostra Paris d’amour, Gerard Uféras mette in scena, con l’amore, la gioia di vivere e la speranza nell’Umanità.
Si ritiene che Parigi sia la città degli innamorati. Forse – per sinedocche, a rappresentare, con Parigi, la Francia – grazie al tratto di Raymond Peynet (che tra l’altro era di Valence) e dei suoi fidanzatini, o grazie a certi romanzi e certe pellicole in cui Parigi è teatro di storie d’amore travolgenti: da Notre-Dame de Paris (Hugo) a Gli Aristogatti (Wolfgang Reitherman-Walt Disney Productions).
Secondo una visione romantica, il matrimonio è considerato il punto d’arrivo delle coppie che si amano, il coronamento di tutti i loro sogni e non, come vorrebbero farci credere i cinici e i pessimisti a oltranza, il primo passo verso una vita d’inferno.
In una maniera o nell’altra, il matrimonio è, di solito, ancora una celebrazione dell’amore e soprattutto una festa che puo scatenare manifestazioni di umanità piuttosto vivaci e imprevedibili.
Gérard Uféras non è un fotografo di matrimoni. Elio Piazza, che lo ha presentato a Monza, lo definisce un fotografo umanista, al pari di Willi Ronis, di Robert Doisneau, e anche di Cartier-Bresson. Per quanto, negli ultimi anni – sottolinea Piazza – l’ipocondria di quest’ultimo, che lo ha reso misantropo e antisociale, è un po’ una contraddizione rispetto all’idea di umanesimo. Ciònonostante, in virtù del cospicuo lavoro precedente, rientra anch’egli nella categoria.
Gérard Uféras ha cominciato a lavorare a «Liberation» nel 1980. Co-fondatore insieme a Christian Caujolle dell’agenzia Vu e membro dal 1993 dell’agenzia Rapho, il fotografo ha lavorato a lungo dietro le quinte dell’Opéra nel back-stage delle sfilate di moda.
Esperienze che gli hanno permesso di realizzare i suoi lavori più conosciuti: Un fantôme à l’opéra (1988-2001); L’ Etoffe des rêves (2000), selezione da un reportage sul mondo della moda in Europa e a New York; Les coulisses du festival, una serie sul Festival di Cannes; Un pas vers les étoiles (2003-2005), selezione dalle foto fatte al Ballet de l’Opéra National de Paris.
Nel 2009 la Maison Européenne de la Photographie gli ha dedicato una mostra retrospettiva, Etats de Grâce, incentrata su vent’anni di lavoro fotografico.
La realizzazione di Paris d’Amour ha occupato i mesi da giugno 2008 a dicembre 2009 ed è culminata con una mostra all’Hôtel de Ville di Parigi nella primavera 2010, contemporanea alla pubblicazione del libro da parte dell’editore Flammarion.
Si tratta di un centinaio di foto in bianco e nero e a colori scattate in varie fasi di 70 matrimoni religiosi, patti di famiglia, e riti laici, in oltre due anni di lavoro, più un cortometraggio di Pierre Schumacher di 13 minuti, in cui lo stesso Uféras descrive il suo lavoro, appare durante le riprese o lavora all’editing delle immagini.
Quando Uféras sceglie un matrimonio, vuole avere la possibilità di osservare un caleidoscopio (il termine è suo) delle persone che abitano in una grande città. Ha fotografato matrimoni molto poveri e, al contrario, molto ricchi; matrimoni circoscritti a una cultura e matrimoni multi- o pluri-culturali.
Il suo matrimonio preferito, tra tutti quelli ai quali ha assistito, il più emblematico, è stato anche il più povero. In assoluta frugalità e con la diretta collaborazione economica degli invitati, ha avuto luogo tra una francese e un cileno che si erano incontrati una notte in Cile e che poi si sono ritrovati a Parigi. Tutto questo, in controtendenza con l’estremismo xenofobo montante che Uféras ha percepito in questi ultimi anni, non solo in Francia, ma in Europa e che lo ha motivato a sviluppare questo soggetto.
Attualmente sta lavorando a un progetto sulla Compagnia del Balletto della Scala di Milano e a un progetto sui musei d’arte, ambienti che il fotografo frequenta dall’età di dodici anni.
PARIS D’AMOUR
A cura di Photo Op e Nuova Villa Reale Monza SpA
Villa Reale Monza
6 dicembre 2018 – 3 marzo 2019
Per maggiori informazioni: www.villarealedimonza.it
Social: @glieventidivillarealemonza