Promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, approda a Milano la mostra A Visual Protest. The Art of Banksy, ideata da Madeinart, in mostra al MUDEC dal 21 novembre 2018 al 14 aprile 2019 (di Cristina Risciglione).
Organizzare una mostra sull’arte di Banksy in un museo potrebbe platealmente sembrare un controsenso. Se non fosse che il suo nome è diventato talmente popolare e la sua arte riconosciuta e apprezzata, da diventare un fenomeno impossibile da ignorare da parte persino dei canali istituzionali e interessante da analizzare anche dai semplici fruitori dei suoi sporadici, eloquenti messaggi.
Il curatore, Gianni Mercurio, afferma che Banksy – con il suo tenace anonimato, collegato all’ubiquità dei suoi interventi, così incisivi e mordaci – non possa essere paragonato a nessun altro personaggio della storia dell’arte.
Ci permetteremmo di suggerire il caso di William Shakespeare. Il figlio del guantaio di Snitterfield, sarebbe stato un oscuro sceneggiatore, un attorucolo di bassa lega, che coltivava l’ambizione di scalzare un contemporaneo di ben più alta statura: Christopher Marlow. Facendo leva su tale smisurata ambizione, dietro l’identità del guitto, secondo una radicata teoria, avrebbe celato la propria più solida e coltivata personalità Edward de Vere, XVII Conte di Oxford.
Foto © Cristina Risciglione 2018
Perciò – chissà? – domani potremmo azzardare l’ipotesi che dietro l’inafferrabile graffitaro si fosse nascosta l’identità di questo o di quel “bank-iere”, di un ambasciatore o – perché no? – … di un lord.
L’anonimato concorre così in larga misura ad avvolgere di mistero l’immagine dell’artista e ad amplificarla, a farne una cassa di risonanza per le sue posizioni politiche e per la satira con cui le condisce.
Certo – se proprio – un museo etnografico come il MUDEC sembra essere il posto più adatto in cui ospitare una mostra retrospettiva su Banksy. L’iniziativa rientra infatti in un più ampio progetto scientifico concepito dal MUDEC: Geografie del futuro, un racconto sul “sapere geografico” inteso come rilevamento di territori e di culture e superamento dei confini, letto attraverso la lente di diverse discipline di studio.
Il progetto espositivo curato da Gianni Mercurio, raccoglie circa 80 lavori tra dipinti, stampe numerate (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video, circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali), che raccontano attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy.
Da un’introduzione – Banksy prima di Banksy – che si rivolge ai movimenti che possono aver avuto un’influenza sull’arte dell’artista inglese – Il Situazionismo, le proteste del maggio 1968 e i writers di New York degli anni ’70 e ’80, da cui Banksy riprende uno dei suoi assiomi: l’anti-copyright, inteso come lotta contro una forma di proprietà privata, seppure intellettuale – la mostra prosegue approfondendo via via il tema della “ribellione” – l’artista trova nella strada il luogo ideale nel quale mettere in atto una contro-egemonia, rispetto al potere esercitato sulla cultura da televisione, cinema, pubblicità, chiese, scuole, musei ecc. – il tema dei “giochi di guerra” – l’avversione contro la guerra e contro le logiche che la producono – il tema del “consumismo” – che non risparmia il mercato dell’arte, una dinamica basata su un’aspettativa di felicità che viene spostata sempre un poco più avanti, sempre «al prossimo acquisto» (Lachapelle).
Specialista in arte americana, Gianni Mercurio ha curato negli ultimi quindici anni numerose mostre personali presso importanti musei europei (Andy Warhol, 2004; David Lachapelle, 2007; Roy Lightenstein, 2010; Jean‐Michel Basquiat, 2014; Keith Haring, 2017).
Se la produzione artistica di Banksy è stato interessata da alcune mostre in diverse gallerie d’arte, questa è la prima volta che l’artista è fatto oggetto di una mostra monografica in un museo pubblico che affronta l’argomento con un atteggiamento scientifico. Una mostra “non autorizzata” – né potrebbe essere altrimenti, dato l’anonimato del soggetto – che prende in considerazione il lavoro, il contesto socio-politico e la filosofia di Banksy.
Certamente occorre rilevare che la mostra intercetta l’interesse del pubblico se, appena inaugurata, supera i 10.000 visitatori nei primi 5 giorni di apertura, da mercoledì 21 a domenica 25 novembre, e rischia di polverizzare ben presto il record di visitatori al Mudec stabilito dalla precedente mostra su Frida Kahlo: includendo gli eventi collaterali, 380.124 ingressi in 4 mesi.
A Visual Protest. The Art of Banksy
A cura di Gianni Mercurio
MUDEC – Museo delle Culture
Milano, Via Tortona, 56
Per maggiori informazioni: www.mudec.it