Carlo Carrà a Palazzo Reale

Milano propone la più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata su Carlo Carrà (1881-1966), promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre (di Cristina Risciglione).

 

Centotrenta opere, raccolte tra le più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private, ripartite in sette sezioni – Tra Divisionismo e Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura; Centralità della figura; Gli ultimi anni; Ritratti. scandiscono le tappe di una vita interamente dedicata alla pittura.

È impossibile, allestendo una mostra su Carlo Carrà – a cui si deve il famoso assunto futurista: «Noi metteremo lo spettatore al centro del quadro» – non ispirarsi al rapporto instauratosi tra il critico Roberto Longhi (studioso di Caravaggio e di Piero Della Francesca) e il pittore, uno dei maggiori esponenti della pittura del ‘900, tra i protagonisti del futurismo e della metafisica.

Curata da Maria Cristina Bandera, esperta di Carrà e direttrice scientifica della Fondazione Roberto Longhi di Firenze, con la collaborazione di Luca Carrà, nipote del maestro, fotografo e responsabile dell’archivio di Carlo Carrà, la mostra fa parte del palinsesto Novecento Italiano ideato dall’Assessorato alla Cultura Filippo Del Corno per l’intero 2018 e dedicato a tutte le espressioni artistiche e culturali che hanno animato il secolo appena trascorso.

Segue a trent’anni dall’ultima rassegna dedicata a Carrà dal Comune di Milano (1987) e a cinquantasei anni da quella che – il pittore ancora in vita – si svolse a Palazzo Reale nel 1962, sotto la supervisione di Roberto Longhi, che già nel 1950 aveva presentato la sala monografica dedicata all’artista alla XXV Biennale di Venezia di quell’anno.

Entrambi nati in Piemonte, s’incontrarono per la prima volta nel febbraio 1913 in occasione della Prima esposizione di pittura futurista tenutasi a Roma al Ridotto del Teatro Costanzi. Oltre a Carlo Carrà, vi esponevano Soffici, Severini e Boccioni, Balla e Russolo, artisti questi ultimi che avevano firmato il Manifesto dei pittori futuristi nel febbraio 1910 e il Manifesto tecnico della pittura futurista nell’aprile dello stesso anno, da cui è tratto l’assunto di qui sopra.

Intorno al 1915, «L’attenzione per Giotto rappresentò per Carrà l’elemento propulsore verso una nuova ricerca formale che, sommatasi all’interesse per il doganiere Rousseau, attestò il suo superamento del dinamismo futurista» ( Maria Cristina Bandera, nel catalogo). Infatti, di lì a poco, il maestro avrebbe incontrato Giorgio De Chirico e avrebbe iniziato il suo percorso nel terzo grande capitolo della sua arte: la Metafisica.

La riflessione condotta nel corso del terzo decennio del ‘900, avrebbe permesso a Carrà di superare poi anche i canoni della pittura metafisica, lanciandosi nella stagione più lunga proficua e prolifica della sua carriera, non legato a scuole o tendenze, ma titolare di uno stile originale e riconoscibile. Di questo rendono conto le restanti sezioni della mostra.

Integrano l’esposizione documenti, fotografie, lettere e numerosi filmati, tra cui un filmato inedito del 1952, per la regia di Piero Portaluppi, che documenta la vita di Carrà attraverso le parole di Roberto Longhi.

CARLO CARRÁ
Milano, Palazzo Reale
4 ottobre 2018 – 3 febbraio 2019

Per maggiori informazioni: Palazzo Reale – Milano

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