Gary Kuehn, Practitioner’s Delight

Con il titolo Practitioner’s Delight o Il diletto del praticante, La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo – dedica una retrospettiva all’artista americano Gary Kuehn, associato alle correnti del Post-minimalismo e dell’Arte processuale, ma collocato al confine tra movimenti artistici diversi.

Gary Kuehn, Neon Object (1970); Berliner Serie (1979)

La mostra è curata dal suo nuovo direttore, Lorenzo Giusti. Quattro sezioni si spartiscono le circa 70 opere in mostra, la prima delle quali occupa la suggestiva sala delle capriate, nel Palazzo della Ragione che sovrasta la celebre Loggia in Piazza Vecchia a Bergamo Alta, dove sono disposte le opere che risalgono agli anni ’60.   

Le sale della Galleria in Via San Tommaso ospitano anche opere più recenti. In una progressione che porta ai giorni nostri, tre sezioni fanno riferimento ai tre fondamentali contrasti indagati da Kuehn durante gli ultimi cinquant’anni: adattamento/deformazione, connessione/separazione e libertà/limite.

L’opera di Gary Kuehn è caratterizzata in generale dalla dialettica di due elementi: uno, per così dire, “coercitivo” e uno “coatto”. Una dialettica del mettere insieme, riunire, ma anche del costringere in una posizione e in un assortimento, indesiderati o, almeno, innaturali.

Lo scultore è fortemente attratto dalla forma che un oggetto rigido può imprimere a un secondo oggetto di materiale cedevole. L’opera denominata Wedge piece(1969) ne è un esempio lampante: si tratta di un parallelepipedo della consistenza di un materasso, appoggiato a cavalletti bassi a livello del pavimento, che imprimono alla forma del parallelepipedo delle “curve” che il materasso in sé, appoggiato al pavimento, tenderebbe ad assorbire.

Si tratta quindi di un tipo di scultura indiretta, in cui l’oggetto rappresentato assume, per così dire, una forma particolare, in totale autonomia. Non solo, ma questa scultura è “reversibile”, dato che i due materiali, una volta separati, riprenderebbero la loro forma naturale.

La scultura di Gary Kuhen suggerisce pertanto implicazioni di carattere psicologico ancorché politico. Implicazioni legate al “tenere insieme”, esatto contrario della scissione implicita nella radice “schizo” insita nel termine “schizofrenia”.

Kuehn aggiunge un elemento biografico, quando suggerisce che questo modello possa essere scaturito da un momento della sua vita in cui svolgeva diversi lavori: “Provenivo da una famiglia operaia – ricorda nell’intervista a Sara Fumagalli (presente nel catalogo) – ma ero anche un artista, un operaio edile e un professore universitario, a volte nello stesso campus. Adesso mi rendo conto che quelle sculture rappresentavano un tentativo di tenere insieme varie parti di me stesso».

Ciononostante, Kuehn ritiene di comportarsi in maniera oggettiva, rispetto alle opere che realizza, di operare in modo solo moderatamente personale, pronto sempre a mettere le mani avanti, rispetto a un’interpretazione che lo coinvolga troppo personalmente o, addirittura, psicologicamente, nella genesi creativa di quegli oggetti.

Il concetto di “costrizione” poi, inplicito in un asta di acciaio imbullonata che costringe un materasso a una piega innaturale, suggerisce un ulteriore significato politico nell’opera di Gary Kuehn.

Ancora più violenza, politica e “sessuale”, è ravvisabile nella serie dei Twist Pieces e un forte senso del tempo. La violenza esercitata dall’artista che ha attorcigliato due oggetti riluttanti a unirsi, come due pesanti barre d’acciaio, inizialmente autonome e poi destinate a restare inestricabilmente unite, virtualmente per l’eternità.

La lotta contro l’autorità che deriva dalle figure geometriche è alla base dei Gesture Project, una serie originata nel 1975, di cui Gary Kuhen ha prodotto un’edizione di 28 pezzi appositamente per la retrospettiva di Bergamo, che “smontati” alloggiano in una cassetta di legno. Il concetto è quello di disturbare la forma perfetta del cerchio, imponendo ad esso la pressione di un elemento esterno che ne deforma la circonferenza.

Accompagna la mostra il catalogo bilingue pubblicato da Mousse Publishing in collaborazione co GAMeC Books, con testi di Alex Bacon, Lorenzo Giusti, David Komary e con l’intervista di cui si diceva.

Gary Kuehn – Practitioner Delight
A cura di Lorenzo Giusti
Dall’8 giugno al 9 settembre 2018
GAMeC Bergamo
Via San Tommaso 53

Per maggiori informazioni: GAMeC Bergamo

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