La mostra che il Palazzo della Triennale dedica a Luigi Ghirri (1943-1992) – Il paesaggio dell’architettura – raggruppa 200 stampe originali e oltre 100 immagini a monitor, publicate dalla rivista di architettura «Lotus International» tra il 1983 e il 1992.
Naïve e sofisticato; surreale e concreto; Ghirri è il fotografo degli opposti, ma non certo dei contrasti o, almeno, non dei contrasti cromatici. Ai suoi colleghi fotografi d’architettura, come ad esempio Gabriele Basilico, potrebbe essere paragonato molto lontanamente.
C’è qualcosa di surreale nelle immagini di Ghirri e, allo stesso tempo, di concreto. Sono paesaggi familiari, resi insolitamente esotici da una rigorosa geometria e da un trattamento del colore decisamente controcorrente, rispetto all’uso dichiarato delle pellicole Kodachrome.
Le gradazioni slavate delle immagini del fotografo modenese, infatti, sono in contraddizione con la densità e l’ampiezza cromatica delle pellicole prodotte a Rochester NY.
Ghirri insegue le tonalità pastello. Le sue fotografie assomigliano alle stampe a colori appese in certe case, per troppo tempo, su un muro esposto alla luce solare diretta. È come se tutte fossero interessate dal filtro di quella foschia che, tre stagioni all’anno, con sfumature diverse, avvolge la pianura in cui il fotografo è cresciuto.
Se Basilico è un architetto-fotografo che parte dall’edificio e si allarga all’agglomerato urbano e al contesto geografico, Luigi Ghirri svolge il percorso inverso: parte da un paesaggio evanescente, in cui compaiono elementi architettonici che portano all’ebrezza del filo a piombo, dell’angolo retto, e alle linee di fuga che scompaiono al centro dell’orizzonte . Per questo piace agli architetti che, come sottolinea Michele Nastasi, hanno scoperto in Ghirri che «la fotografia, come l’architettura, può trovare il proprio ambito in un orizzonte estetico allargato e mutevole, che origina dall’interno domestico giungendo a confrontarsi e a confondersi con il paesaggio.»
Gli interni di Ghirri, infatti, sono trattati come paesaggi, solo un po’ più intimi.
L’allestimento di Sonia Calzoni suggerisce una fruizione personale, si potrebbe dire confidenziale delle immagini in mostra, come a stabilire una condizione in cui sia possibile al visitatore concentrarsi per risolvere gli enigmi dei paesaggi di Ghirri e immaginare, oltre i margini squadrati delle fotografie, quello che è stato lasciato fuori, forse perché non abbastanza geometrico, o troppo squillante.
Svolgendo questa attività, “guardare” – cose, combinazioni di oggetti, costruzioni e paesaggi consueti perché visti milioni di volte, ma mai pienamente percepiti, offerti dallo sguardo del fotografo – ciascuno di noi ha la possibilità di risolvere il rebus implicito nel rompicapo offerto dalla realtà: nulla è in fondo come sembra, sta a chi guarda trovare la soluzione.
Curata da Michele Nastasi, la mostra è visibile fino al 26 agosto 2018.
LUIGI GHIRRI: THE LANDSCAPE OF ARCHITECTURE
25 maggio – 26 agosto 2018
Palazzo della Triennale, Milano
Curatore Michele Nastasi
Allestimento di Sonia Calzoni
Per maggiori informazioni: www.triennale.org