CHRISTIAN BOLTANSKI-TAKE ME (I’M YOURS)

Christian Boltanski al Pirelli-HangarBicocca

In contemporanea con l’omonimo evento al Museo Nacional de Arte Decorativo di Buenos Aires, ad opera degli stessi curatori, Christian Boltanski e Hans Ulrich Obrist, Pirelli-HangarBicocca presenta Take Me (I’m Yours).

Jonathan Horowitz, “Free Store” (2009)

La mostra è una collettiva che raggruppa, intorno all’opera della personalità centrale – l’ideatore della mostra originale del 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, Christian Boltanski – circa 54 artisti concettuali che hanno ideato ciascuno un’opera intorno al tema principale, che è quello di una nuova forma di fruizione dell’arte nella forma di una sua condivisione e, conseguentemente, della sua dispersione.

Innanzi tutto, occorre specificare che Take me (I’m yours), più che una mostra, è un concetto di mostra riproducibile all’infinito secondo una partitura. L’idea di base è di invertire la disposizione che vuole che, in un museo, in una galleria d’arte o perfino a casa dei fortunati possessori di un’opera d’arte, l’etichetta suggerisca di non toccare l’oggetto per non incorrere in un perentorio richiamo.

In questo caso, non solo il contatto tattile è suggerito, ma molti degli oggetti in mostra, possono essere portati via o scambiati. L’obiettivo è l’esaurimento della mostra per, alla fine dell’evento, ottenere uno spazio vuoto.

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Per questo motivo, all’ingresso, ogni visitatore si dota di uno shopper di carta che in realtà è la prima opera d’arte da acquisire. Da lì in poi, si procede di installazione in installazione, tra i supporti ideati dall’artista e designer Martino Gamper, prendendo via via da qui un bottone, da lì un manifesto o un indumento usato, o una suppellettile.

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All’interno dell’ampio ambiente dell’HangarBicocca, gli artisti che hanno aderito all’invito dei curatori – accanto a Boltanski e a Orist, come curatori a Milano troviamo Roberta Tenconi e Chiara Parisi – propongono ogni sorta di appropriazione intorno all’opera principale, rappresentata da grandi cumuli di vestiti usati.

Take Me (I’m Yours) è una mostra divertente. Il visitatore è continuamente stimolato a compiere una qualche azione: si tratti di scegliere un oggetto (Gilert & George, Annette Messanger, Alex Israel, Heman Chong, Luigi Ontani, Hans-Peter Feldman); Ritagliare articoli di giornale da attaccare per costruire un nuovo quotidiano (Gustave Metzger); scattare una foto con un notepad, da inserire istantaneamente su Instagram (Franco Vaccari); oppure, compilare una scheda per partecipare all’estrazione di una cena con l’artista Douglas Gordon; o ancora a farsi un ritratto con una fotocopiatrice fornita da Armin Linke.

Hans Ulrich Obrist

Tra le opere più eclatanti, Name Announcer (2011), di Pierre Huyghe: chi enta nella mostra viene annunciato in modo formale, diventando egli stesso un oggetto nello spazio espositivo. Take my Tears, di Francesco Vezzoli: un artista di strada esegue i ritratti dei visitatori che diventano a loro volta protagonisti di un immaginario di finzione. Wish Trees, di Yoko Ono: i visitatori sono invitati a scrivere un desiderio su un cartoncino da appendere a due splendidi alberi di limone. Al termine della mostra, l’artista raccoglierà i desideri, aggiungendoli a un milione di altri provenienti da altri Wish Trees, per sotterrarli presso l’Imagine Wish Tower creata dall’artista a Reykjavik, Islanda.

Già che vi trovate al Pirelli HangarBicocca, terminato di vedere Take Me (I’m Yours), non perdete l’occasione di proseguire la visita alle Navate che ospitano la mostra di Lucio Fontana, Ambienti/Environments. Ne vale la pena.

Take Me (I’m Yours)
A cura di Christian Boltanski, Hans Ulrich Obrist, Roberta Tenconi e Chiara Parisi
Dal 1 novembre al 14 gennaio 2018
Pirelli HangaBicocca
Ingresso gratuito
Per maggiori informazioni: HangarBicocca

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