IL PALAZZO MONDADORI A SEGRATE

Ogni progetto architettonico deve concettualmente essere basato su un’idea, ma solo i grandi architetti riescono a trasformare l’ipotesi di base in modo che risulti speciale e unica nel suo genere. (di Cristina Risciglione)

Così, se il postulato che sostiene il progetto di palazzo Mondadori a Segrate, si basa sull’idea già di per sé innovativa, di un volume di 7000 metri cubi in acciaio e vetro, ripartito su cinque piani, appeso a una struttura alta 25 metri composta da pilastri di cemento, che lo mantengono sollevato a una certa distanza dal terreno, solo il genio di un maestro come Oscar Ribeiro de Almeida Niemeyer Soares Filho, più semplicemente noto come Oscar Niemeyer, poteva concepire 46 agili arcate tutte diverse tra loro, con luci variabili da tre metri e mezzo a quindici metri, poiché questo espediente dona un’inaspettata leggerezza all’edificio e una modernità che oltre quarant’anni di quotidiano uso non sembrano aver intaccato.

Attraversato da una scenografica passerella, il lago che lo circonda, oltre a servire da scolo per le acque piovane e a costituire una riserva d’acqua nella malaugurata eventualità di un incendio, serve come regolatore naturale della temperatura dell’edificio.

Di fronte al palazzo, una scultura di Arnaldo Pomodoro (Colonna a grandi fogli, 1972-1975) «si eleva come un inno alla comunicazione che, con la sua potenza e con la sua forza di verità, persino quando è controllata, può sviluppare effetti importanti o imprevedibili».

Due altri edifici, bassi e dalle forme arrotondate, accompagnano il corpo principale: a Ovest, mensa, supermercato, banca, edicola e libreria circoscrivono un patio; a Est, una foglia di salice ospita altri uffici, l’archivio e l’auditorium.

Un grande parcheggio, in grado di ospitare le autovetture delle maestranze e degli ospiti, si estende a Est, parallelamente al corpo principale, limitato a Sud da un quarto edificio minore, discretamente dissimulato dalla copertura a prato, che contiene gli impianti.

L’area esterna che circonda gli edifici, che costituisce i nove decimi della proprietà, è rappresentata, oltre che dall’acqua, da aree verdi a parco su disegno del paesaggista Pietro Porcinai.

Voluta da Giorgio Mondadori per sostenere lo sviluppo della casa editrice all’indomani del boom economico, la sede ha segnato uno dei primi esperimenti “open space” in Italia, con l’obiettivo di favorire un senso di appartenenza e di collaborazione tra i dipendenti.

Mario Nanni, artista della luce

Il 21 giugno 2017, in occasione del centodecimo anniversario dalla fondazione della casa editrice, la sede vi è arricchita di un importante complemento. Nell’ambito di una serata celebrativa arricchita da una spettacolare performance musicale e visiva, è stato inaugurato l’impianto d’illuminazione ad opera di Viabizzuno,  lo studio di design di un maestro della luce: il ravennate Mario Nanni.

Per maggiori informazioni:
Viabizzuno
Mario Nanni
Gruppo Mondadori

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