Affermare che Giuliano Mauri (1938-2009) fosse un artista sui generis è dire una banalità. Intanto, il suo excursus parte dalla bottega del fornaio, dove Mauri ha lavorato come apprendista dall’età di 10 anni. Boxeur nel campionato “amatori”, nei pesi Welter a Milano, dopo il matrimonio lo troviamo titolare a Lodi di un pastificio artigianale ma, dal ‘64, frequenta gli incontri dei circoli di poesia di Milano. (di Cristina Risciglione)
Dal 1974 comincia a mostrare i suoi interventi di “Arte Ambientale” nei campi del lodigiano (il termine “Land Art” è improprio) e da qui in poi continua intensamente ad esporre ai massimi livelli (Biennale di Venezia 1976) allargando progressivamente l’attività a livello nazionale e, dal 1993 anche a livello internazionale.
Dopo l’esperienza della Cattedrale Vegetale – un’installazione permanente di arte contemporanea che si realizza all’aperto utilizzando elementi naturali e organismi viventi – di Malga Costa (Val di Sella 2001) e della Cattedrale Vegetale nel Parco delle Orobie (2009), la Cattedrale Vegetale di Lodi rappresenta insieme il traguardo di un progetto coltivato da lungo tempo e un riconoscimento postumo da parte della città per l’artista scomparso nel 2009.
La struttura sorge su un terrapieno nell’area bonificata di 1.618 mq dove l’alveo del fiume Adda scorre sotto il ponte Napoleone Bonaparte di Via X Maggio. È costituita da sei file di 18 “colonne” ciascuna che definiscono le 5 “navate”. Ciascuna colonna, alta 18 metri, è formata da un circolo di pali grezzi sovrapposti, le cui estremità superiori sono piegate a convergere e a disegnare stilizzandoli degli archi a sesto acuto. In totale la struttura è lunga 72 e larga 22,48 metri.
All’interno di ciascune colonna, è stata piantata una quercia che, in vent’anni, crescerà, vegetando, cambiando colore a seconda delle stagioni, facendo esplodere la struttura che la circoscrive, perfezionando, eventualmente, l’intenzione dell’artista.
«E’ l’idea di lavorare sulla crescita stessa, è uno scolpire con la natura, di cui io, uomo, lavoro la materia come secondo scultore. Alla fine, come sempre, la natura prenderà il sopravvento. A differenza, per esempio, di quanto accade nella Land Art, che interviene sul paesaggio per modificarlo anche sostanzialmente.»
(Giuliano Mauri)
Terminati i lavori nel settembre 2016 e piantate le querce, l’opera è stata inaugurata nell’aprile 2017 davanti a un pubblico di oltre 4000 persone. Tra gli oratori sul palco, il comissario prefettizio Mariano Savastano, Francesca Regonda dell’Associazione Giuliano Mauri, Andrea Cancellato della Triennale Milano. Molto applaudito l’intervento del critico d’arte Philippe Daverio che ha sottolineato come, contrariamente alle motivazioni dell’arte, che sono di battere la mortalità implicita nell’umana vicenda attraverso la realizzazione di opere che sopravvivono all’artista, Giuliano Mauri ha creato opere che, in quanto anch’esse vive, sono ugualmente destinate a non sopravvivere.
Gli interventi sono stati alternati a inserti musicali ad opera dei musicisti della Accademia di Musica e Danza Gaffurio di Lodi che hanno eseguito brani, tra gli altri, di Dante Vanelli e Antonio Vivaldi.
Alla fine della manifestazione, una barca timonata dal comandante Giulia Cristofolini, nella dorata luce del tramonto, ha offerto agli ospiti un assaggio della navigazione fluviale mentre il presidente del Consorzio Navigare l’Adda Carlo Pedrazzini illustrava i punti salienti del percorso che dalle cascate di Lodi va a Corte Palasio.