Tutti gli anni a Ivrea, durante il Carnevale, i cittadini scendono in strada per rievocare e celebrare la storia di Violetta la Mugnaia, costretta, secondo il principio medievale dello “jus primae noctis”, a passare la prima notte di nozze con il signorotto della città. (di Cristina Risciglione)
Durante la notte, Violetta tagliò la gola del suo arrogante tormentatore, dando così l’avvio alla rivolta popolare che portò alla distruzione del Castellazzo.
UNA STORICA TRADIZIONE
Ogni anno, migliaia di cittadini si abbandonano a giocare lo stesso gioco. Chi finanziariamente può, impersona i personaggi principali. Chi può permettersi meno, personaggi minori, ma tutti versano un obolo per partecipare alla rievocazione. Il ricavato va a finanziare diverse iniziative benefiche.
LA BATTAGLIA DELLE ARANCE
I partecipanti indossano i costumi tradizionali per i cinque giorni di festeggiamenti della nuova Mugnaia, con marce nelle strade, degustazione di fagioli e salsiccia e con la celebre Battaglia delle Arance. La festa si conclude il Mercoledì delle Ceneri con una distribuzione benefica a cura del Comitato della Croazia Polenta e Merluzzo. Il tradizionale saluto «Arvédze a giòbia ‘n bot! – Arrivederci a giovedì all’una!» rimanda i partecipanti alla manifestazione dell’anno successivo.
LE FACCE DEL CARNEVALE
Il Carnevale d’Ivrea è il più antico in Italia. Le sue radici affondano nella tradizione medievale. Al posto delle maschere, ci sono personaggi e costumi storici: Mugnaia, Generale, Podestà e Sostituto Gran Cancelliere; Vivandiere, Abbà; Stato Maggiore; Pifferi e Tamburi; buoi, cavalli e uccelli rapaci.
Per non essere raggiunti da un’arancia tra capo e collo, i cittadini che non partecipano agli scontri indossano un berretto frigio di un bel rosso scarlatto, anche se non è insolito (e, a volte, è doloroso) essere colpiti da un frutto vagante, destinato a qualcun altro.