Meret Oppenheim (1913-1985) arriva a Parigi nel 1932. Ragazza, indipendente, intraprendente ed emancipata, con una formazione artistica approssimativa (ma una solida educazione intellettuale), e con l’incosciente entusiasmo dei vent’anni, familiarizza con Alberto Giacometti, con cui intreccia una duratura amicizia e si ritrova al centro del gruppo esplosivo di artisti surrealisti capitanati da Andre Breton con i quali non esita a mettersi in gioco con la propria personalità.
Nel 1933 intrattiene una relazione sentimentale con Max Ernst. Nel 1934 posa per Man Ray. In seguito, si unisce in un lungo sodalizio artistico-sentimentale a Marcel Duchamp. Nel ‘36 una sua opera viene acquistata dal MOMA di New York.
Di lei, Martina Corgnati scrive: «Il suo lavoro non si lascia e non si lascerà mai classificare né come astratto né come figurativo, né come pittura né come oggetto».
Ragazza, in un mondo di artisti adulti, sarà confidente, ispiratrice, amante, amica, modella e artista lei stessa, senza curarsi di restare in un ambito subordinato rispetto agli amici, ma proprio per questo, brillando da subito di luce propria con contributi, interventi e opere di grande impatto creativo.
Scioltosi il gruppo surrealista, tornata in Svizzera, a Basilea, afflitta da crisi depressive sempre più tormentose, continuerà l’attività artistica con alterne fortune, ma sempre con opere incisive, come il tavolo con zampe d’uccello, che presenterà a Parigi durante l’inaugurazione della galleria di Leo Castelli e René Drouin.
Dal 1967 inizia la fase di riconoscimento del suo lavoro vario e articolato, che interessa il teatro, il design, la pittura e la fotografia.
La mostra attuale dedicatale dal Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI) nello spazio del LAC di Lugano, curata da Guido Comis in collaborazione con Maria Giuseppina Di Monte, consta di circa 120 opere – tra lavori dell’artista e contributi dei colleghi surrealisti a lei contemporanei – che spartiscono in sette sezioni il bello spazio affacciato sul Lago Ceresio.
Nel Catalogo edito da Skira, oltre alla presentazione dei cutatori, interventi di Martina Corgnati, Bice Curiger, Heike Eipeldauer, Joseph Helfenstein, Daniel Spanke e testimonianze di Lisa Wenger, Dominique e Christopher Bürgi.
Meret Hoppenheim
Opere in dialogo da Max Erns a Mona Hatoum
12 febbraio – 28 maggio 2017
LAC Lugano Arte Cultura