Ovviamente, tra tanti presunti matti, ce n’erano molti che soffrivano realmente di nervi fragili, psicosi o sindromi dissociative, che non incontravano un miglior destino. Così come, tra tanti psichiatri più matti dei loro pazienti, ce n’è stato qualcuno che ha veramente cercato di alleviare la sofferenza della malattia mentale, quando non puntato direttamente a un’utopica guarigione. (di Cristina Risciglione)
È il caso di Luigi Scabia (1868-1934), Direttore dell’Asilo Dementi di Volterra dall’aprile 1900 al maggio 1934.
L’origine dell’ospedale psichiatrico di Volterra scaturisce da un fattore economico. La Provincia di Pisa, che mandava a Siena i propri malati di mente, per risparmiare sulla retta, lanciò un’offerta al ribasso che venne raccolta dalla città di Volterra. Così, nei locali dell’ospizio di mendicità per i poveri del comune, vennero opitati i primi malati e, nel 1897, venne istituito l’“Asilo Dementi”.
Tra il 1896 e il 1897 in un’area denominata “Poggio alle Croci”, si fece costruire, il padiglione «Krafft-Ebing», successivamente intitolato al direttore più autorevole della struttura, il mitico professore Luigi Scabia, in grado di ospitare oltre 200 posti letto.
È a questo punto che entra in gioco il direttore Scabia, intenzionato ad applicare terapie innovative, basate sul lavoro (ergoterapia) e sulla limitazione delle misure di contenzione. Sotto la direzione di Scabia, il nosocomio era da considerarsi più un area protetta che un luogo di reclusione. I malati potevano circolare liberamente tra i padiglioni, lavorare in una delle diverse attività avviate per questo scopo: una falegnameria, un panificio, una lavanderia, un’officina elettrica, una calzoleria, botteghe di stagnini e fabbri, vetrai, addirittura una fornace per la fabbricazione dei mattoni.
Scabia portò l’ospedale psichiatrico dalle 150 degenze del 1900 alle 2621 nel 1930.
Alla morte dell’illuminato psichiatra, nel 1934, i successori si adoperarono a proseguirne l’opera e, nel 1939, il manicomio raggiunse il suo massimo sviluppo, con 4794 degenze. L’apporto economico alla città era notevolissimo.